Cezanne e l’Egitto a Roma, Rodin e Raffaello a Milano, Renoir a Torino, Monet a Verona, Munch a Genova, Escher a Reggio Emilia e “Fausto Pirandello. Il tempo della guerra (1939 – 1945)” ad Agrigento. La mostra-evento dell’anno alle Fabbriche Chiaramontane (visitabile con ingresso gratuito fino al prossimo 23 febbraio) è inserita nella classifica delle 10 “imperdibili” in Italia nelle vacanze di Natale redatta da Libreriamo, il primo social-book magazine, testata giornalistica milanese che promuove i libri, la lettura e la diffusione della cultura e delle arti in tutte le loro forme.
Numerosi infatti, soprattutto in questo periodo di vacanze, i visitatori attratti ad Agrigento dall’esposizione dedicata, per la prima volta e con il supporto di rigorosi studi scientifici, al figlio del premio Nobel Luigi. Agrigentino e consacrato a Parigi, negli anni Ottanta al Centre Pompidou, con l’esposizione “Les Rèalismes” di Pontus Hulten e Jean Clair.
Organizzata dalle associazioni “Amici della Pittura Siciliana dell’Ottocento” e “Associazione Fausto Pirandello”, vede la curatela degli storici dell’arte Fabrizio D’Amico e Paola Bonani e propone uno studio dell’opera dell’artista agrigentino circoscritto a un periodo storico cruciale, 1939-1945, che coincide con gli anni durissimi della seconda guerra mondiale. In mostra ad Agrigento anche opere inedite per ognuna delle quali c’è una storia da raccontare. Come quella della Fondazione Sicilia, “Primordi di Roma, Leggende”, bozzetto a sfondo mitologico “bocciato” dal regime fascista, e il curioso “I ranocchi” (o “I tre rospi”)*.
http://www.libreriamo.it/a/6025/le-10-mostre-da-visitare-durante-le-feste-natalizie.aspx
*CURIOSITA’ sull’opera “I ranocchi”
Flavia Matitti, storica dell’arte e studiosa dell’opera di Pirandello, nel catalogo pubblicato da Silvana Editoriale, racconta la curiosa storia dell’opera. “I ranocchi – spiega la Matitti – fu acquistata alla III Quadriennale del 1939 dall’intellettuale siciliano Telesio Interlandi che, vicino agli ambienti fascisti, si rifugiò a Salò nel 1943. La sua casa, requisita dagli inglesi che vi stabilirono la redazione del giornale delle forze armate britanniche, è oggetto di saccheggio. Persino “I ranocchi”, dipinto su tavola, viene “sacrificato” alle esigenze del tempo di guerra. Tagliato in due dai soldati inglesi viene utilizzato per “chiudere una finestra senza vetri. Solo la metà superiore del quadro è sopravvissuta. Quella in mostra alle Fabbriche”.
MOSTRA, info
Dal 23 novembre 2013 al 23 febbraio 2014 le Fabbriche Chiaramontane di Agrigento ospitano la mostra “Fausto Pirandello. Il tempo della guerra (1939 – 1945)”. Curata da Fabrizio D’Amico e Paola Bonani, è promossa dalle Fabbriche Chiaramontane e realizzata con il contributo dell’AFP – Associazione Fausto Pirandello. L’ingresso è gratuito.
A documentare per la prima volta in modo puntuale uno degli snodi più rilevanti della ricerca dell’artista saranno circa sessanta opere. Agli oltre trenta dipinti, infatti – provenienti da istituzioni e musei pubblici e da gelose collezioni private, in particolare romane, milanesi e siciliane, fra i quali alcuni del tutto inediti – s’affianca alle FAM un nutrito gruppo di opere su carta (sanguigne, pastelli, acquarelli), anch’esse per lo più inedite, provenienti dalla collezione degli eredi di Antonio Pirandello, uno dei due figli dell’artista. A introdurre questo periodo dell’operosità di Pirandello, saranno inoltre esposti alcuni esempi della precedente stagione, spesa dal pittore fra Roma e Parigi: dalla Scena campestre del 1926 alla Donna con bambino del 1929 al misterioso Testa di bambola, fra gli altri.
All’indomani della morte del padre (occorsa nel dicembre del 1936), si chiude il periodo più interrogante e sospeso di Pirandello, influenzato insieme dall’arte etrusca, dalla metafisica dechirichiana, dall’esempio di Picasso e di Braque e dal surrealismo – avvicinati questi ultimi direttamente nei tardi anni Venti trascorsi dall’artista a Parigi, ove il pittore terrà anche la sua prima personale. E s’apre un tempo coeso, caratterizzato dal senso d’un oscuro dolore e da una intensa drammaticità: tempo nel quale l’immagine accede ad un dilacerato espressionismo, che si pone in sintonia con le punte più avanzate della coeva ricerca romana (di Mafai e del giovane Guttuso), quasi avvertendo in anticipo il dramma della guerra.
Fausto Pirandello (1899-1975) è autore votato ad un’aspra visione della realtà, e insieme ad un sogno capace di trasfigurarla, trasportandola in una dimensione ove albergano il rito, il mito, l’allucinazione. La sua figura, dopo la frequente e rilevante attività espositiva (alla Biennale di Venezia, in particolare, e alla Quadriennale di Roma) che ne ha contrassegnato tutta l’esistenza, e dopo il tempestivo riconoscimento dell’ampia antologica che, subito dopo la morte, gli ha destinato la Galleria Nazionale d’Arte Moderna (1976), è stata rivisitata da importanti studi recenti che hanno tra l’altro condotto alla pubblicazione del catalogo generale (Electa, a cura di Claudia Gian Ferrari, 2009) e ad una mostra incentrata sugli anni della sua prima maturità allestita dalla Galleria Nazionale di Roma (2010).
Ora, nel momento in cui nasce l’Associazione Fausto Pirandello (AFP) promossa dagli eredi Dora, Fausto e Silvio Pirandello, le Fabbriche Chiaramontane di Agrigento promuovono questa rara mostra incentrata in special modo sul tempo della seconda guerra mondiale e sull’operosità densa, e spesso segnata dal dolore, di Pirandello in quegli anni.