Giuseppe Deni

Giuseppe Deni

E’ ottimista e fiducioso il nuovo patron dei gialloblù: «Ai tifosi chiedo di stare vicini alla squadra»

Licata. A distanza di quattro anni ha deciso di tornare in sella al Licata, ma stavolta con altri propositi. L’imprenditore agrigentino, Giuseppe Deni, ha di fatto salvato dalla radiazione la società gialloblù. Il club, allo sbando da diversi mesi, contro la Cavese, prima della pausa natalizia, si è presentato in campo dietro la regia dello stesso Deni, altrimenti, il titolo sarebbe andato perduto. Deni che in passato è stato anche presidente dell’Akragas, torna a Licata dopo avere abbandonato la società nella stagione 2008-2009.
«Troppe cose non andavano per il verso giusto allora – ricorda Deni -. Anche l’amministrazione comunale dell’epoca ci snobbava, eppure non avevamo chiesto soldi. Poi, una parte della tifoseria non ci rispettava, forse perché eravamo agrigentini, ma adesso la situazione era davvero molto complicata, non voglio essere ringraziato dai tifosi gialloblù, ma almeno rispettato. Abbiamo un programma serio che al momento però, prevede di mantenere la categoria a tutti i costi».
– La situazione di classifica però è molto preoccupante…
«Nel girone di ritorno dobbiamo compiere una vera e propria impresa. Dobbiamo marciare a ritmo promozione. Ho scelto Catanese come allenatore perché è uno molto bravo nel suo lavoro, nelle difficoltà riesce a esaltarsi. Sono certo che ce la faremo. Arriveranno giocatori di categoria superiore, dobbiamo bruciare le tappe, già domenica prossima al Liotta contro l’Orlandina, sarà un Licata molto diverso da quello che avete visto all’opera fino a questo momento».
– Qualche giovane si è messo in luce. Dentro quindi giocatori navigati oppure dell’attuale rosa qualcuno sarà titolare?
«Questa è una domanda che dovete rivolgere all’allenatore. Però, da quello che Catanese mi ha riferito, alcuni giovani attuali giocheranno regolarmente. Ho visto la gara contro la Cavese, alcuni elementi mi sono piaciuti. Ma ogni decisione sotto l’aspetto tecnico è di competenza di Catanese».
– Che accoglienza si attende domenica prossima al Liotta?
«Non mi attendo rose e fiori. I tifosi non devono tifare per il sottoscritto, ma per la squadra. Non potevo far scomparire il Licata. Ecco perché sono qui. Sono disposto anche a sobbarcarmi degli enormi sacrifici economici, ma devo salvare questo club che è uno dei più titolati in Sicilia. In provincia di Agrigento sono solo due le piazze dove si può fare calcio a certi livelli: nel capoluogo e a Licata».
– Ci pensa già al derby con l’Akragas?
«Ci ho pensato prima di mettere nero su bianco con il club del Salso. Il mio cuore per metà è biancazzurro, su questo non posso mentire. Auguro all’Akragas di vincere il campionato. Il Savoia è forte, ma l’Akragas ha tanta fame. Con la società di via Petrarca ho vinto anche una Coppa Italia con Boscaglia in panchina. Anzi, se l’attuale dirigenza biancazzurra mi farà avere richiesta della Coppa Italia, che al momento tengo a casa, sono disposto a donarla al presidente Alessi per esporla anche all’Esseneto. Ma quando arriverà il derby, tiferò per il Licata, questo mi sembra normale».
– Si dice che lei è lo scopritore di Boscaglia, attuale tecnico del Trapani…
«In parte è vero. Quando ho deciso di affidargli l’Akragas, lui allenava i giovani del Gela. Dopo la parentesi in biancazzurro la sua carriera è decollata. Una parte del merito è mia, ma lui me lo riconosce senza problemi».

Fonte: LaSicilia

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