Francesco Picarella, rappresentante dei piloti in seno al Consiglio Sportivo Nazionale Aci/Csai dai primi mesi del 2013 sino ad oggi, ha deciso dopo un’attenta riflessione di lasciare l’incarico affidatogli dai numerosi elettori. Un anno molto difficile per l’albergatore agrigentino, isolato spesso dai compagni di squadra e successivamente abbandonato insieme alle sue proposte. Un comportamento controcorrente, lontano dagli schemi, che però lo ha portato alle inevitabili dimissioni. Stupore tra i numerosi sostenitori ma nello stesso tempo grande stima per il nobile gesto.
“Poco più di un anno fà, vista la mia passione per lo sport automobilistico e precisamente per il rally, ho pensato di poter dare il mio contributo dall’interno dell’organizzazione – ha raccontato Francesco Picarella – anche sollecitato da tanti amici ho deciso di candidarmi quale rappresentante dei piloti in seno al Consiglio Sportivo Nazionale Aci/Csai. Con lo spoglio delle schede i primi giorni dell’anno 2013, raggiungo i voti necessari per essere uno dei tredici. Con grande spirito propositivo ho affrontato quest’avventura credendo di poter dare il mio modesto contributo di idee ma purtroppo fin da subito il palazzo mi ha fatto capire che non c’era spazio per le nuove idee, non c’era spazio per quelle idee che portano cambiamenti, anzi, se non mi fossi allineato sarei stato messo fuori!
Ho personalmente provato a far instaurare rapporti diretti tra organizzatori e albergatori mediante stipula di apposita convenzione, per venire incontro all’esigenze degli organizzatori oggi oberati da costi esorbitanti nella realizzazione delle manifestazioni. Richiesta ferma sui tavoli della Delegazione Siciliana e della Presidenza Nazionale. Francesco Picarella aggiunge – Oggi purtroppo per me è arrivato il capolinea. In questi giorni ho infatti comunicato alla segreteria generale Csai la mia scelta di dimissioni da componente del Consiglio Sportivo Nazionale quale rappresentante dei piloti, proprio perché i piloti a mio avviso non sono rappresentati adeguatamente. Soprattutto personalmente lascio, perché in questo modo sento di rubare i soldi del rimborso che viene corrisposto per le convocazione di un Ente che per me, a questo punto, è perfettamente inutile. Rimborsi derivati dalle licenze staccate dai mie colleghi concorrenti, e di cui ne faccio volentieri a meno. Per potere andare a Roma e magari visitare le tombe dei Papi lo posso fare con i soldi sudati del mio lavoro. In definitiva lascio il mio ruolo in Consiglio Sportivo Nazionale perché sono uno sportivo e non sono ne in vendita ne complice di un “sistema”, cosi come sono sicuro non sono in vendita i licenziati che hanno messo il mio nome sulla scheda elettorale, i quali capiranno il valore di questo gesto. Torno a divertirmi su un’auto da rally tutte le volte che potrò, condividendo passione con amici veri e non con quelli che credevo tali, i quali hanno approfittato della tua lealtà per una poltrona un po’ più comoda.”
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