“Siamo stati messi nell’impossibilità di continuare il nostro lavoro. Pertanto abbiamo deciso, tutti insieme, di fermarci a due anni dalla elezione. Il sindaco ha abbandonato la città e il Consiglio, noi abbiamo cercato di lavorare in tutti i modi con il commissario, ma è stato un muro di gomma. Oggi continuare non avrebbe avuto più senso”.
Lo ha dichiarato il presidente del consiglio comunale di Agrigento, Carmelo Settembino, annuncinando la decadenza dell’organo comunale a seguito delle dimissioni di più della metà dei consiglieri.
Già in mattinata si erano dimessi quattro componenti dell’organismo, e si erano aggiunti ai quattro che avevano deciso già lasciato l’incarico la scorsa settimana.
Le dimissioni arrivano dopo che la Procura di Agrigento ha aperto un’inchiesta sulle 1.133 riunioni tenute in un anno dalle commissioni consiliari e costate poco meno di trecentomila euro in gettoni di presenza ai consiglieri. La Procura, oltre che sui gettoni di presenza, indaga anche sull’iter del Piano regolatore generale e sulle prescrizioni esecutive dello strumento urbanistico, per le quali la Regione ha appena nominato un commissario.
Il Consiglio comunale nell’ultima sua seduta e nel pieno della bufera gettoni di presenza aveva bocciato un piano costruttivo. Lo scorso 3 febbraio oltre mille persone si erano radunate per una manifestazione davanti al municipio e avevano chiesto a gran voce le dimissioni dell’intero Consiglio comunale.
“Abbiamo deciso di spegnere la luce -ha detto il vicepresidente del Consiglio comunale, Giuseppe Di Rosa– ma ne accendiamo un’altra sul Prg. Questo Consiglio non ha mai avuto le prescrizioni. E allora noi oggi accendiamo la luce che in tanti avremmo voluto vedere. L’accendiamo potentemente con i fari”.