L’inchiesta, giunta alla ribalta della cronaca nazionale, è scaturita da una serie di richieste di accesso agli atti del M5S presso il Comune di Agrigento. “Scoperte” 1133 sedute di commissioni consiliari solo nell’anno 2014 (contro le 109 del Comune di Trento) per una spesa complessiva vicina ai 400 mila euro (comprensiva dei rimborsi spese, oltre il gettone di presenza). Uno scandalo al quale i cittadini agrigentini hanno risposto, indignati, riversandosi nelle piazze.
Dopo le dimissioni di alcuni consiglieri negli scorsi giorni, arriva adesso l’annuncio, l’intero Consiglio comunale è decaduto, oltre la metà dei consiglieri ha rinunciato. Esulta il Movimento 5 Stelle: “E’ la vittoria della buona politica – così i 14 deputati del M5S all’ARS – se non ci fosse stato il nostro gruppo, degnamente rappresentato da diversi cittadini, simpatizzanti ed attivisti, nel Comune di Agrigento, quella che viene vista oggi come una vergogna a livello nazionale, non avrebbe mai visto la luce e quanto avvenuto nelle ultime ore non sarebbe stato possibile commentarlo. Le dimissioni in massa del Consiglio Comunale di Agrigento, è l’unico atto di dignità che i cittadini, stanchi, potevano accettare, anche se, a onor del vero, è arrivato con estremo ritardo”.
“Una politica per la collettività si può ancora portare avanti – aggiunge il deputato regionale del M5S Matteo Mangiacavallo – basta credere nel cambiamento e ricordarcene al momento del voto. Per il Movimento 5 Stelle la coerenza e l’onestà sono valori che nessuno potrà mai toccare. Anche ad Agrigento ci proponiamo come alternativa allo sfascio provocato dai partiti e siamo pronti a dare il buon esempio anche in quella piazza importante. La buona politica parta dal nostro buon esempio”.
Conclude Mangiacavallo “Quanto accertato nel Comune di Agrigento si tratta di un “campione” preso a caso, perché abbiamo contezza che in altri civici consessi si è addirittura superato tale limite. Sarà cura dei cittadini scoprire queste ed altre magagne. Nel frattempo, però, il “caso agrigentino” si è rivelato come l’occasione propizia per “sensibilizzare” ed invitare i consiglieri degli altri consigli comunali, qualora non lo fossero, a “ritornare” sulla retta via.