“Che ricordi: ho giocato lì tre-quattro anni e vinto due campionati. E la gente… è favolosa”.
Chi parla è Nereo Santarossa, il capitano dell’Akragas che vinse il campionato nella stagione 1982/83, l’anno della promozione in C1.
Per Nereo non fu una stagione fortunata dal punto di vista personale. Un infortunio subito nel girone di andata, lo costrinse a rimanere fuori per diverso tempo ma non gli impedì di festeggiare la promozione.
“Ricordo – racconta Santarossa – che nel primo anno in C2 sbagliammo tutto. Nel secondo abbiamo strameritato la vittoria. Ad Agrigento c’era un entusiasmo incredibile. La gente ci fermava per strada quando passeggiavamo e ogni volta che entravo al bar per fare colazione, c’era sempre qualcuno pronto a pagare per me. Alla cassa mi rispondevano: “Pagato”, e non sapevi mai chi dovevi ringraziare”.
L’anno della promozione in C1, nell’Akragas giocavano “campioni” del calibro di Catalano e Colucci, solo per citare qualcuno: “Quella – spiega Nereo – era una squadra di amici. Nel calcio non si vince se non c’è gruppo. E poi – prosegue – la qualità di quei calciatori era nettamente superiore alla qualità espressa dai giocatori di oggi. Oggi si pensa più alla corsa e meno al palleggio o alla giocata spettacolare. Lo noto quando guardo le partite della Serie D in tv o quando alleno i miei ragazzi. I calciatori dell’Akragas di allora, oggi, avrebbero potuto giocare tranquillamente in categorie superiori”.
“Cosa ricordo di quegli anni in particolare? Non potrò mai dimenticare il gol segnato al Licata al 90° minuto di gioco: sull’ultimo calcio d’angolo della partita, misi la palla in rete e venne giù lo stadio. Uno stadio sempre pieno, carico di entusiasmo. Poi ricordo qualche io compagno con il quale ho condiviso anche altre avventure in altri posti. Penso a Schifilliti o Zampollini. Un compagno che mi rimarrà nel cuore è Angelo Bellavia, era un ragazzo eccezionale”.
Oggi Nereo Santarossa vive nella sua Pordenone. “L’anno scorso il Pordenone ha vinto il campionato, quest’anno dovrà giocarsi la salvezza ai play out. Speriamo che ce la faccia. Questa città, nonostante il successo, non è mai riuscita a portare allo stadio più di 600 spettatori. I tifosi dell’Akragas, invece, sono sempre stati eccezionali e meritano questa promozione. E poi, il nome: “Akragas”, che nome… c’è tutta una storia dietro… la mia Akragas” ha concluso il capitano.