“Avanti tutta con le riforme” è diventato di fatto lo spot del programma che il governo Renzi intende attuare, oltre che la frase di celebrazione del successo, secondo i dati Istat del Job act, con 159 mila assunzioni in più, su base nazionale, nel solo mese di aprile. Il che sarebbe un ottimo risultato se non si passasse alla fase di analisi per macro-aree, che vede un risultato addirittura peggiore per la Sicilia, dove la disoccupazione è e rimane la più elevata in Italia.
Infatti nel resto di Italia ci sono stati dei deboli segnali di ripresa dell’occupazione, che ha portato ad un calo generalizzato dello 0,2% complessivo, con un buon risultato per i giovani, per i quali c’è stata una discesa dell’1,6%.
Ma l’incremento della disoccupazione siciliana ferisce e contesta le certezze ostentate dal governo, e dal ministro del lavoro Poletti, che ha sottolineato che “Tutti i segnali che abbiamo sono in senso positivo, si è ridotta la cassa integrazione autorizzata, è in corso la stabilizzazione dei contratti e gli avviamenti sono sempre più a tempo indeterminato”.
Quindi come si spiega questa contraddizione rispetto al tessuto lavorativo siciliano? A dare una spiegazione, che cerca di ridurre anche gli allarmismi è Sebastiano Caruso, assessore al lavoro della regione Sicilia, che ha messo in evidenza la grande pecca del job act, che inevitabilmente viene esaltata dalla situazione dell’isola, ovvero il fatto che non crei nuovi posti di lavoro, laddove la situazione imprenditoriale è sfilacciata.
Tuttavia, sottolinea anche che la situazione dovrebbe migliorare nei prossimi mesi, soprattutto grazie ai tanti giovani che al momento sono alle prese con le varie forme di “tirocini con Garanzia giovani, un boom che apre poi a possibili assunzioni”. Quindi i giudizi rimangono sospesi, in attesa di conferme o smentite nel futuro prossimo.
Intanto la voglia di ripresa c’è, con una maggiore propensione a fare di nuovo affidamento sui finanziamenti, come emerge da un indagine condotta da http://www.calcoloprestito.org/.