“Con la liturgia della parola è riuscito a guadagnare l’onore della poltrona a Palazzo dei Giganti, con la testimonianza sta invece incarnando il verbo dell’incoerenza: predica bene e opera male. Anzi malissimo”. I consiglieri comunali di Agrigento, Angelo Vaccarello, del gruppo “Uniti per la Città”, e Marco Vullo, del PD, “sconfessano” l’assessore Beniamino Biondi, reo – a loro dire – “di assumere un comportamento non certo in linea con quanto solennemente annunciato prima e durante la campagna elettorale. A rinfrescarci la memoria, sulle sue nette e dure prese di posizione, ci pensano alcuni passi dei suoi stessi comunicati stampa diffusi allora, rispetto alla vicenda delle 1.133 commissioni consiliari, ripresi da un giornale online. Biondi, indignato per il caso scoppiato, in quel tempo ebbe a sottolineare: riteniamo che lo scandalo gettoni di presenza imponga un impegno concreto. Sarebbe auspicabile un impegno solenne affinché nelle nuove liste per il rinnovo del consiglio comunale ci sia posto solamente per chi si impegna per iscritto a rinunciare a qualunque tipo di rimborso fino a quando non sarà rivista radicalmente la normativa che regola l’attività consiliare entro una disciplina che non consenta più un utile indiscriminato e l’affronto di un numero scandaloso di commissioni proposte e partecipate. Ed ancora, sempre in quel tempo, scriveva: “Per la prossima campagna elettorale propongo come tema essenziale ciò appena scritto sopra, al fine di configurare un nuovo scenario amministrativo. A tal proposito parteciperò ad una manifestazione dai toni civili per mostrare la propria indignazione nell’idea che c’è un’altra Agrigento che rifiuta e contrasta un’immagine vergognosa che fa capo solamente a coloro i quali, con il loro operato, l’hanno generata.
“Ovviamente il Biondi cittadino la pensa diversamente dal Biondi amministratore – osservano Vaccarello e Vullo – perché una volta “ordinato” assessore” si è improvvisamente dimenticato delle prediche. E oggi “celebra” altri riti e altre funzioni. Incassa regolarmente la colletta comunale, evidentemente gettonopoli non è più tema d’attualità. In circa 4 mesi, la “missione” ha fruttato, per le sue necessità, ben 15 mila euro, sottraendoli dalle tasche delle famiglie agrigentine. E cosa più grave: che risultati ha fin qui prodotto, a fronte degli stipendi incamerati, a beneficio della nostra comunità? Nessuno. Senza prova di smentita. Sul fronte della scuola, ad esempio, non ha posto in essere ancora alcun intervento concreto, nonostante le emergenze e la situazione drammatica in cui versano le strutture. E allora, se l’indignazione e la vergogna valgono sempre e comunque, Biondi ne tragga le dovute conseguenze e avvii un percorso di pentimento. Caro assessore, si metta al lavoro seriamente a costo zero, rinunci all’indennità di carica. E i soldi risparmiati li destini a favore dei servizi sociali. Lo faccia, in nome della coerenza, per il bene supremo della città. Per il bene del popolo agrigentino” – concludono Vaccarello e Vullo.