Sergio Mari, salernitano ed ex giocatore dell’Akragas (stagione 1983-84, la prima in C1), ha presentato questo pomeriggio il suo ultimo libro “Sei l’odore del borotalco”.
A riportare ad Agrigento l’ex mediano e capitano della Cavese, dove ha militato per ben 11 stagioni, sono stati il professore Gaetano Gucciardo ed il suo ex compagno di squadra, Peppe Catalano, autentica bandiera biancazzurra.
“Oggi sono felice di essere tornato nella mia Agrigento – ha spiegato Mari – certo è cambiata un po’ dall’ultima volta che l’ho vista. Con Peppe questa mattina, nonostante non ci vedessimo da 31 anni, è stato naturale riabbracciarci e ricordare i bei tempi andati. Mi ha portato in giro a San Leone, dove abitavo, e sono riaffiorati bellissimi ricordi. Ricordo che quando arrivai ad Agrigento, dopo aver perso la prima partita contro il Cosenza per 3 a 2, i tifosi erano molto arrabbiati con me. Io mi chiedevo perché. Loro avevano su di me molte aspettative, io arrivavo dalla Serie B e capii subito quali responsabilità avessi. Avevo 19 anni ma in una settimana crebbi quasi come se ne avessi avuti 35. La vita da calciatore non è solo spensieratezza, voglia di avere il mondo tra le mani. Quando si è giovani si pensa questo, ma man mano che si cresce e si acquisisce maturità, ci si rende conto che il gioco del calcio non è proprio un “gioco”. Quando senti 20mila persone che ti fischiano, ti prendono letteralmente a calci nel sedere, e tu devi andare avanti per forza, e per non far sapere nulla ai tuoi genitori devi fingere e negare, allora capisci che quello non è più un gioco. Ho smesso a 33 anni anche per questo”.
Mari ha raccontato del libro, il suo secondo dopo “Quando la palla usciva fuori” edito da Gutenberg: “Non è un libro autobiografico, narra la storia di un ragazzo il cui padre lo vuole a tutti i costi ‘calciatore’. Di mio c’è la sensazione che avvertivo quando mio padre mi chiamava per il pranzo e mi massaggiava la schiena con il borotalco. Anche quando sono cresciuto e diventato calciatore, ho sempre voluto farmi massaggiare prima con quel borotalco, per sentirne l’odore e ricordare quei momenti che mio padre trascorreva con me”.
Oggi Mari fa l’attore, il burattinaio, l’animatore turistico.
“Appena ci siamo rivisti – ci ha detto Peppe Catalano – mi sono trattenuto per non piangere. Non abbiamo smesso un attimo di parlare, segno che nonostante il tempo trascorso, quel breve periodo in cui abbiamo giocato insieme, è stato importante per far nascere una amicizia sincera. Domani mattina lo accompagnerò al carcere di Caltanissetta dove incontrerà i detenuti. Vado con lui perché voglio vederlo all’opera. Sono curioso di vedere cosa fa”.