“Un bluff, un pasticcio, fumo negli occhi”. “Uniti per la Città” è stata l’unica forza politica, presente in Aula, a votare, nella seduta di mercoledì scorso, contro un testo, rivisto e corretto in fretta e furia dietro le quinte, con il quale il Consiglio comunale di Agrigento ha voluto esprimersi sulla questione legata al possibile ritorno della gestione pubblica del servizio idrico integrato.
“Abbiamo assistito ad una sorta di farsa – affermano Giuseppe Picone, che è capogruppo, e i consiglieri Angelo Vaccarello e Pasquale Spataro – in circa mezz’ora, i capigruppo di alcuni settori della maggioranza e alcuni che siedono tra i banchi dell’opposizione, con in mano forbici, ago e filo, hanno dato vita, durante una riunione improvvisata ma studiata, ad un’operazione di taglio e cucito che neanche le migliori sartorie sarebbero capaci di fare in cosi breve tempo. Un abito, già non perfetto, è stato praticamente ridotto ad uno straccio. Elimini di qua, aggiungi di là, per arrivare alla fine ad un testo praticamente inutile, anzi dannoso in quanto privo di garanzie per i cittadini, per i consiglieri comunali, per lo stesso ente, che noi rappresentiamo, e per di più senza tenere conto che la riforma di riferimento, approvata dall’Ars, è stata impugnata dal Consiglio dei Ministri. Approvare una proposta delibera di questa portata non ce la siamo sentita – evidenziano i consiglieri del gruppo “Uniti per la Città” – noi siamo rimasti fermi nella posizione di partenza, frutto di una sintesi, espressa dal cartello di maggioranza, in cui si indicavano le coordinate da seguire, per il contenimento delle tariffe, e si ponevano dei paletti e delle condizioni che avrebbero messo il Comune di Agrigento al riparo da eventuali rischi e danni, legati a possibili richieste risarcitorie da parte della società che gestisce attualmente il servizio idrico in caso di rescissione del contratto. Ma evidentemente questa impostazione, seria e prudente, non era gradita. Noi facciamo l’interesse della città e siamo rimasti con la schiena dritta, anche perché oggi la partita, quella vera, che potrebbe decretare il ritorno alla gestione pubblica dell’acqua, certamente non si gioca nei campi periferici. La sfida si proietta in ambito nazionale e fuori dallo Stivale – concludono Picone, Vaccarello e Spataro – perché se non verranno rimosse le restrizioni contenute nella legge di riferimento nazionale e in quella dell’Unione Europea, quasi sicuramente le battaglie territoriali si tradurranno in un mero esercizio politico per continuare ad illudere la gente”.