Posta un giorno sì e uno no: un debutto che lascia perplessi. Cittadini e operatori valutano l’avvio della riorganizzazione e bocciano il piano Posta a giorni alterni ed è il caos.
Aree di consegna troppo vaste, carichi di lavoro giornalieri difficili da smaltire e i sindacati valutano la richiesta di una rimodulazione.
In sostanza – nelle zone dove è già partito il nuovo il modello di recapito – il postino suona se va bene, un giorno sì e l’altro no. Ovviamente fanno eccezione quei servizi che non possono non essere giornalieri: si pensi al recapito dei quotidiani, o alle raccomandate.
Dunque un cambiamento epocale, con il quale Poste italiane subisce la trasformazione del mercato delle comunicazioni, sempre più affidate a forme diverse e meno burocratizzate, e tenta di far fronte ad una coperta corta, con carenze di personale che, negli uffici, si traducono in file interminabili più volte denunciate dai cittadini.
Questa rivoluzione che Poste italiane intende presumibilmente annunciare come decisiva ai fini dell’efficienza, viene invece stangata da sigle sindacali, per i quali va – per molto aspetti – rivisitata.
Per Giuseppe Lanzafame, segretario regionale Cisl Poste: “Il nuovo assetto è fondato, su falsi presupposti di fatto e dalla mancanza di conoscenza del concreto funzionamento dei servizi di distribuzione della corrispondenza”.
“A seguito della proteste sindacali rispetto alla disorganizzazione del nuovo modello di recapito a giorni alterni – spiega Lanzafame – in questi giorni l’azienda ha convocato le parti sociali nella sede regionale, comunicando alcune modifiche che potrebbero alleviare i carichi di lavoro dei portalettere, con integrazioni di alcune zone. Ma questi sono piccoli dettagli, che rispetto al caos organizzativo non crediamo possano soddisfare esigenze del servizio, dei lavoratori e della clientela”.
“Inoltre – continua il sindacalista – l’azienda è a conoscenza delle zone prive di personale, ma non cerca di porre rimedio a questa insostenibile situazione . Di conseguenza si determina tonnellate di posta arretrata, bollette, lettere e cartoline in agonia ormai da mesi”. Uffici postali e centri di smistamento ingolfati; molti addirittura al collasso”.
“Noi siamo convinti, che tutto questo è un boomerang per l’azienda, perché crea non solo disservizi alla clientela, ma sta rendendo la vita amara ai 43 mila portalettere distribuiti nel nostro Paese, oberati da una eccessiva mole di lavoro”.
“Noi non ci stiamo e andiamo avanti – conclude il segretario regionale – e dal 18 al 25 maggio inizia una prima azione di dissenso: sciopero delle prestazioni straordinarie e aggiuntive per tutto il settore dei servizi postali in Sicilia. Se non ci sarà una netta inversione atta al miglioramento, la Cisl non fermerà la protesta”.
“Ci scusiamo con la clientela, ma vogliamo difendere e contribuire ad erogare un servizio di qualità per i cittadini. Non abbiamo altra scelta che l’azione di sciopero”.
“Le ultime indiscrezione degli organi stampa dicono che a giugno potrebbe essere venduta un’ulteriore quota di Poste al mercato, e questo significherebbe che il Tesoro non controllerebbe più Poste Italiane e in questo modo la nostra azienda sarebbe destinata alla svendita, al baratro. Non erano questi gli impegni del governo. Non è questo quello che vogliamo! I lavoratori sono molto preoccupati per il presente e soprattutto x il futuro”.