Dopo aver illustrato le principali caratteristiche dei Btp, in questa puntata mi soffermerò e darò maggiore spazio alle obbligazioni corporate – spesso denominate anche bond – titoli di credito a tasso fisso o variabile, con orizzonte temporale medio/lungo, emessi da società (corporate) in possesso di requisiti e parametri patrimoniali previsti dal Codice Civile.
Innanzitutto, è bene precisare che sottoscrivendo obbligazioni si prestano soldi all’emittente, sia essa una banca, un’industria, un’azienda commerciale per cui, alla luce dell’ampia diffusione fra gli investitori del segmento retail di tale strumento finanziario, ritengo utile fornire alcune spiegazioni tecniche affinché si possano conoscere un po’ meglio le obbligazioni ed acquisire maggiore consapevolezza del grado di rischio dell’investimento.
Occorre preliminarmente distinguere le varie tipologie di obbligazioni esistenti sul mercato; di seguito un elenco delle più diffuse, ordinate in base al grado di rischio, iniziando dalle più “tranquille”.
Le obbligazioni senior (covered e secured) hanno il vantaggio che, in caso di procedura concorsuale dell’emittente, assicurano al sottoscrittore il diritto di essere soddisfatto per primo con i fondi reperiti dalla liquidazione dell’attivo della società debitrice. Queste obbligazioni hanno di solito un basso rendimento proprio perché il grado di rischio è medio/basso. Sia ben chiaro, però, che non è in alcun modo garantito il rimborso integrale del capitale inizialmente sottoscritto poiché non è certo che l’attivo di bilancio sia sufficiente a far fronte alla soddisfazione di tutti i creditori mentre, se l’emittente non paga una cedola, l’obbligazionista ha la facoltà di presentare istanza di fallimento per il recupero del dovuto.
Le obbligazioni strutturate, tipologia di bond dedicato ad investitori più evoluti, la cui caratteristica principale è il rendimento collegato alla performance di un indice di borsa, alla quotazione di un titolo azionario o ad un’attività sottostante. Rispetto alle obbligazioni senior, le “strutturate” hanno un rendimento maggiore poiché maggiore è il rischio che si assume il sottoscrittore.
Anche le obbligazioni subordinate hanno, mediamente, un rendimento più alto rispetto ad altre tipologie di obbligazioni poiché il rimborso del capitale sottoscritto, in caso di difficoltà dell’emittente, avverrà dopo che saranno stati soddisfatti i creditori privilegiati ed i possessori di obbligazioni senior. Anche in questo caso, quindi, nessuna garanzia di rimborso del capitale a scadenza poiché occorre tener conto del rischio emittente.
Sul mercato esiste un’altra particolare tipologia di obbligazione: le obbligazioni convertibili in azioni, ovvero bond che prevedono la facoltà dell’emittente di convertire i titoli obbligazionari in azioni della medesima società secondo un rapporto di concambio prestabilito. In pratica, se alla scadenza del prestito obbligazionario la società emittente non è in condizioni economico-finanziarie di rimborsare il debito contratto potrà, contrattualmente, convertire il capitale in azioni della società cosicché il sottoscrittore da creditore diventa socio-azionista assumendosi i rischi intrinsecamente connessi a tale figura.
Esaurita la disamina delle più diffuse categorie di obbligazioni voglio approfondire cosa vuol dire concretamente sottoscrivere obbligazioni. Bene, abbiamo visto che i Btp (obbligazioni dello Stato) sono emessi al valore di 100, con una scadenza predeterminata, con un tasso di interesse definito. Abbiamo visto che il rendimento del Btp dipende dall’andamento dei tassi di mercato.
Anche le obbligazioni corporate soggiacciono alle “regole” dei Btp ma con una differenza sostanziale circa il rischio emittente. Se, infatti, alla loro scadenza i Btp saranno con tutta probabilità rimborsati poiché emessi da uno stato sovrano, in caso di sottoscrizione di un’obbligazione occorre mettere in conto che la società emittente possa avere difficoltà a rimborsare il capitale.
Quindi, prima di investire in obbligazioni occorre aver chiara la situazione economico-finanziaria della società emittente, del mercato di riferimento, del settore di attività e capire se il rapporto rischio/rendimento sia congruo. E per far ciò non occorre essere un analista finanziario ma basta almeno individuare, nel prospetto informativo del prestito obbligazionario, il rating, ovvero l’indice che misura la qualità dell’emittente in termini di solvibilità misurato con parametri universalmente riconosciuti che tiene conto di determinati criteri e parametri che prendono i considerazione la solidità finanziaria, la patrimonialità, le potenzialità dell’emittente.
In pratica, il rating è un punteggio che – enti specializzati a ciò preposti – attribuiscono alle società emittenti obbligazioni. I titoli con rating AAA hanno il più alto grado di qualità dell’emittente e, quindi un minor rendimento. A rating inferiori corrispondono società emittenti di qualità inferiore che emettono obbligazioni con maggior rendimento poiché, come ormai sappiamo, maggiore è il rischio emittente, minore sarà il voto e più alta la remunerazione in capo al sottoscrittore.