Inizia la campagna elettorale.
I giochi si sono aperti sabato sera, ma i contendenti hanno iniziato da tempo a tessere le fila di una sfida dal finale ancora tutto da scrivere.
Dopo mesi di tatticismi, strategie, pseudo strategie e balletti, i candidati sindaci si apprestano ad affrontare la complicata partita che porterà gli aragonesi alla scelta del Primo Cittadino che governerà il paese delle Maccalube.
Certo, una partita non facile da vincere, quella delle Amministrative di giugno. Quattro i candidati, per poco più di 7000 votanti.
Biagio Bellanca, Peppe Pendolino, Salvatore Parello e Alessandra Graceffa. Una lotta all’ultimo voto per accaparrarsi una sola poltrona: quella di sindaco di Aragona.
Ma in questa “affollata” campagna elettorale, di nuovo c’è poco da raccontare. Di vecchio tanto da dire.
Proprio così. Poco da raccontare e poco da dire. Perché oggi c’è un grande assente: il popolo aragonese. La gente è stanca di formule, veti e accordi.
La gente vuol capire se la parte sana della politica aragonese sa avanzare una proposta alternativa, lontana da vecchi inciuci e da un vecchio modo di fare politica che risulta essere distante dalla esigenze dei cittadini.
Bisogna andare oltre ai numeri, e soprattutto oltre certi schemi politici, per riuscire ad aprirsi alla società.
L’attuale sindaco, Salvatore Parello, era partito con una solida maggioranza, ma è arrivato al traguardo perdendo quasi tutti i pezzi di un mosaico che man mano si è sgretolato e che non è più riuscito a ricostruire.
A rompere il ghiaccio e ad aprire le danze, in questa strana e spenta competizione elettorale ci ha pensato il candidato, che politicamente risulta essere il più anziano, ovvero Biagio Bellanca.
Sindaco di Aragona per ben due legislature e attuale Presidente del Consiglio Comunale, Bellanca fino a poco tempo fa, era politicamente vicino all’attuale sindaco Salvatore Parello.
Ma poi, come lui stesso afferma, qualcosa si è rotto. Uno “strappo”, una fuga in avanti iniziata la scorsa estate.
Infatti per Bellanca, la campagna elettorale “Non è iniziata sabato scorso, ma la campagna elettorale è iniziata l’11 settembre del 2016 durante la festa di San Vincenzo, quando l’attuale sindaco, anziché salire sul palco e rendicontare le spese della festa, il numero biglietti venduti panini – per i quali ha dovuto pagare le conseguenze, visto che buona parte delle spese le ha dovute sostenere di tasca proprio assieme agli assessori – ha preferito aprire la campagna elettorale, andando all’attacco delle vecchie “volpi della politica”, degli “azzeccagarbugli della politica”, dei “mestieranti della politica” e dei “padrini della politica”.
“Ma scusate – continua il candidato sindaco – e gli altri padrini che fine hanno fatto? I padrini senza ulteriore aggettivazione con chi stanno in questa campagna elettorale? Questa è una cosa che gli chiederemo direttamente e senza nessun timore”
“Fino al 18 di luglio quasi tutti eravamo con il sindaco, ma dopo la nostra decisione di non aderire più a quella coalizione perché non condividevamo i metodi, si è scatenato il putiferio. Ma credo che in questo modo abbiamo dimostrato di non essere attaccati alle poltrone”.
“In questo paese – spiega Bellanca – non ci possiamo più permettere che i cani vengano prima delle persone. Perché per i cani questo Comune spende 120.000,00 euro l’anno, mentre per le persone spende 4672 euro”.
“Nei mesi scorsi abbiamo formulato una richiesta, perché c’era qualcosa che non ci tornava. E il 6 febbraio del 2017 abbiamo richiesto elenco delle ordinanze in materia di: riparazione di rete idrica, rete fognaria, dell’impianto di depurazione, impianti di sollevamento, dei loculi cimiteriali e delle riparazioni stradali. Ma questi atti non ci sono stati consegnati, ad eccezione di quanto ci ha trasmesso il ragioniere dove si evince dalle ordinanze che per l’anno 2015 sono stati spesi euro 502.626, 81 e per l’anno 2016 euro 463.058,88.
“Non è possibile che in due anni si vadano a spendere – con ordinanze e quindi con procedure che di fatto non ci sono – quasi un milione di euro, senza che nessuno abbiamo avuto modo di dire o obiettare qualcosa”.