Pubblico numeroso e tanti applausi e consensi per “La Morte di Empedocle” di Holderlin, messa in scena al Teatro al Tempio di Giunone dall’Accademia Le Muse, diretta da Claudia Rizzo, nell’ambito delle iniziative promosse dal Parco Archeologico Valle dei Templi. Un’opera inedita per Agrigento ed in generale rappresentata molto raramente, perché si tratta di un un’incompiuta e di un dramma poetico non semplice da portare in scena.
La Linea registica di Salvatore Curaba, che ha anche interpretato anche la figura del celebre filosofo akragantino, ha inteso privilegiare la scorrevolezza dei ritmi recitativi con l’inserimento di quattro danzatrici/coriste rappresentanti le radici della vita su cui si basa il pensiero di Empedocle, e di alcuni fra i suoi più significativi detti. Ciò che ha trasformato un testo gravoso e quasi inaccessibile in uno spettacolo godibile ed accattivante, è stata l’idea della multimedialità con il rilevante apporto scenografico ,fatto di costanti effetti visuali in 3D, curati da Lillo Sorce e con le coreografie di Valeria Vicari imperniate sullo stile del teatro-danza. Ne è venuto fuori uno spettacolo, che pur rispettando in pieno il testo di Holderlin, ha presentato spunti innovativi con l’esaltazione, ricercata e voluta, della contemporaneità dell’opera creando un ininterrotto filo temporale fra l’Agrigento di oggi e l’Akragas di Empedocle, dei vizi e delle virtù che accomunano il quasi identico cromosoma sociale e culturale.
All’altezza della situazione tutti gli artisti territoriali in scena, in un connubio che si è rivelato vincente fra esperienze ( gli stessi Salvatore Curaba e Claudia Rizzo, Pippo Crapanzano, Giovanni Moscato, Lillo Giordano) e giovani promesse ( Giusi Urso, Kevin Bordonaro,Daniele Luparello, Ilenia Nicotra, Dalila Bongiorno, claudia Frenda, Maria Imbergamo). L’attenzione del Parco Archeologico nella valorizzazione dei talenti locali, dovrebbe fungere da esmpio per qualche altra importante istituzione cultuale della città, dove, invece, le realtà artistiche del territorio continuano ad essere estromesse dall’offerta artistica.