In questi mesi, più volte, si sono elencati gli interventi che l’Esecutivo ha messo in campo con la sottoscrizione dell’accordo sulla riforma del gioco: riduzione delle apparecchiature da intrattenimento e dei punti gioco, qualificazione della professionalità dei gestori di questo prodotto e certificazione dello stesso. E tutto questo per rendere il gioco pubblico meno presente, ma più sicuro e di più “buona fattura”: ma da parte del Governo cosa si fa per il gioco pubblico nei confronti del gioco illecito?
I controlli delle istituzioni presso chi “di gioco vive” sono cresciuti anch’essi in qualità o, da come sembra, l’illegalità continua ad essere il primo concorrente reale che si trova sul mercato? I monitoraggi stabiliti affinché si controlli che il gioco pubblico ed i casino online con giochi dal vivo si adeguino alle nuove norme e, quindi, sono presenti in modo da poter sanzionare coloro che non si adeguassero alle nuove norme, sono pari o superiori a quelli che le Forze dell’Ordine mettono in campo nei confronti dell’illegalità che, sempre a quanto “si dice”, imperversa sul mercato ludico?
Se si vuole evitare un’eventuale ulteriore espansione del gioco sembrerebbe evidente che la strada percorsa per migliorare la sua qualità, puntando ad innalzare il livello del prodotto gioco lecito, sia quella giusta. Ma la qualità non dovrebbe riguardare soltanto gli addetti ai lavori ed ai titolari dei punti di vendita, ma dovrebbe appunto coinvolgere anche le istituzioni, lavorando prima di tutto sulla quantità e sulla qualità dei controlli.
Se ad oggi esiste ancora una quantità così diffusa di punti illeciti od irregolari, evidentemente qualcosa non funziona anche dal punto di vista del monitoraggio e del contrasto all’evasione: davanti a questa realtà, riportata anche dai media e dalle TV recentemente, la chiusura dei centri storici alle sale da gioco non può sembrare una buona ed ideale soluzione. Bisognerebbe che questa situazione di illegalità venisse fatta percepire maggiormente all’opinione pubblica insieme, però, alla segnalazione della presenza di quegli operatori e concessionari di gioco che sono onesti, pagano le tasse, contribuiscono al sociale, e propongono divertimento così richiesto da una parte dei cittadini.
Un’altra cosa che si potrebbe mettere in campo è la possibilità, per i giocatori, di controllare la validità e la legalità delle proprie giocate, semplicemente verificandole in modo immediato sul sito dei Monopoli di Stato: forse, così, ci sarebbero molte meno puntate sulla ormai famigerata “rete parallela”. E nello stesso modo, se i rappresentanti degli Enti Locali e delle istituzioni in generale sapessero dell’entità di questa presenza illecita, probabilmente prenderebbero decisioni diverse nei confronti della regolamentazione del gioco pubblico sui rispettivi territori.
A questo punto non si può neppure dimenticare che il settore del gioco pubblico è in attesa da tantissimo tempo del bando per le nuove concessioni per la raccolta delle scommesse sportive per via del conflitto territoriale che impedirebbe, di fatto, ai nuovi titolari di poter aprire i propri punti vendita sul territorio od anche, semplicemente, di rinnovare le autorizzazioni di quelli esistenti: sembra un paradosso, ma è la realtà in cui ancora oggi si dibatte il mondo del gioco, anche dopo la firma sul riordino. Questi bandi si aspettavano con ansia da parte della parte lecita del gioco perché potrebbero sconfiggere, e superare, i disagi di questa “doppia rete di raccolta” che dà così fastidio e non tutela certamente il numero notevole di operatori onesti che operano nella legalità.