Progetto Girgenti, si riparte dal via. Il finanziamento è salvo, ma Agrigento potrebbe non vedere cantieri aperti prima della fine del 2020. I Comuni beneficiari del finanziamento del cosiddetto Bando Periferie reclamano correttivi per poter procedere più velocemente. In un certo senso tutto il lavoro svolto fino al 2017 subisce un freno.
La corsa avviata nel 2016 per non perdere questa grande opportunità è stata inutile. Il Comune ha inviato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri il testo della nuova convenzione per il finanziamento del progetto Girgenti, che modifica quella firmata il dicembre del 2017 davanti al presidente Gentiloni.
La Giunta presieduta dal sindaco di Agrigento, Lillo Firetto, con delibera ha sostanzialmente dovuto procedere a una rimodulazione, secondo quanto previsto dal decreto del Governo Conte, convertito in legge nel 2018, di tempi, condizioni e modalità di erogazione dei finanziamenti del cosiddetto bando Periferie. Si tratta complessivamente di 15 milioni e 800 mila euro, che già avrebbero dovuto tradursi in cantieri: un programma di investimenti a lungo termine che coinvolge anche i privati in un processo di sviluppo turistico, culturale, sociale ed economico della città.
“Da un lato è un traguardo che si conferma – dichiara il sindaco Lillo Firetto – e che sembrava del tutto sfumato. La dichiarata sospensione di finanziamenti da parte del Governo Conte ci aveva messo in allarme. La battaglia condotta dai Sindaci con l’ANCI ha permesso di trovare un’intesa e restituire ad Agrigento quanto impropriamente era stato tolto dal Governo, stoppando di fatto, con compiacimento di ampi settori del Parlamento, tutta una serie di investimenti in aree degradate di tutta Italia. Ma si ritarderà l’avvio dei primi cantieri. I finanziamenti sono salvi. Ma con una serie di cavilli che di fatto impediscono di procedere celermente facendo perdere altro tempo prezioso. Il Bando per le periferie risale infatti al 2016. È stato il cardine fondamentale attorno a cui enti, istituzioni, associazioni, ordini professionali, università, imprenditori e giovani e volontari hanno ripensato intere aree abbandonate della città: interventi di sicurezza sociale, di recupero urbanistico, architettonico, di interconnessione modale, mobilità dolce e servizi sharing; una visione condivisa e partecipata del recupero delle aree più abbandonate e degradate per complessivi 33 milioni di euro. Agrigento ha compiuto questo passo, come non era mai accaduto. Neanche in occasione della famigerata legge 70 del 1976 per Agrigento che aveva destinato 25 miliardi di lire. Allora, l’amministrazione non fu in grado di produrre una sola idea progettuale e perse tutto. Ora soffia un vento che ci fa ripiombare ai tempi di uno strategico immobilismo che ingessa ancor più le amministrazioni comunali, già in crisi asfittica, rendendo ancor più impossibile governare, garantire servizi e attuare strategie di sviluppo. La convenzione – conclude il sindaco – , come se non bastasse il ritardo nel finanziamento, presenta capziosità che, più che guardare alla qualità e al merito dell’attuazione del programma di riqualificazione, sembra individuare peripezie per allontanare il più possibile l’erogazione del finanziamento, che peraltro è condizionato all’anticipazione da parte del Comune di un 20 per cento, pena la perdita delle risorse. Peggio di cosi! I Comuni stanno annunciando un’azione per richiedere correttivi se non, quanto meno, delle integrazioni che consentano di portare avanti il progetto.”