La sentenza come il copione di un’opera teatrale. Nomi di fantasia con un trafiletto che descrive “personaggi” e “interpreti” per ottenere un risultato fluido, che consente di comprendere i rapporti di contiguità, parentela, amicizia, le intese commerciali tra soggetti e i vari comportamenti.
E’ l’innovazione lanciata dal Consiglio di giustizia amministrativa (Cga), l’equivalente del Consiglio di Stato per la Sicilia, nella deliberazione 1134/2000, presidente De Nictolis, per soddisfare le esigenze di privacy e la comprensibilità dei testi.
In liti che coinvolgono interessi o dati sensibili, è necessario oscurare nomi e altri elementi di riferimento come quelli geografici. Il risultato è spesso una sentenza densa di sigle al posto dei nomi, disorientando e rendendo difficile la comprensione del caso deciso.
Di qui l’esigenza di sostituire le sigle con pseudonimi o nomi di fantasia. In questo modo esisterà un testo originale della sentenza, a disposizione delle parti interessate, che riporta nomi, indirizzi e termini specifici. Vi sarà poi una sentenza dello stesso contenuto, ma con nomi di fantasia, utilizzabile per la diffusione sulla stampa, negli archivi digitali o per ricerche di approfondimento.
Nel caso specifico, deciso dai giudici siciliani, si discuteva di infiltrazioni mafiose attuate attraverso contiguità, connivenze, assunzione di dipendenti, rapporti commerciali tra famiglie e imprenditori (spesso con lo stesso cognome): se il testo fosse stato ‘ripulito’ secondo le usuali tecniche vi sarebbe stato un susseguirsi di “omissis” o di sigle.