E’ sicuramente la ricorrenza che non ha bisogno di essere abbinata a scatole di cioccolatini, fiori, regali originali e di tendenza tanto cari al business che ormai ha “ingabbiato” nella morsa del consumismo più sfrenato Natale, Pasqua, San Valentino e, ovviamente, i compleanni.
La festa della mamma mantiene ancora, almeno si spera, quella componente romantico-affettiva che da generazioni riempie di gioia i cuori di tante mamme e dei loro figli. Non tutti sanno che è stata una cittadina americana, Anna Jarvis, a ideare nel 1908 questa festa per poi arrivare addirittura ad odiarla al punto tale da portare avanti, qualche anno prima che morisse, una petizione popolare per eliminarla. Il motivo? La sua eccessiva svalutazione e l’assenza del significato originario che l’aveva spinta ad idearla. I
n realtà questo atteggiamento non derivava da una sua vera aspirazione quanto da una provocazione per ribellarsi al tipo di educazione ferrea che aveva ricevuto dalla madre, Ann Reeves, un’attivista sociale fondatrice dei “Mothers’ Day Work Clubs”, desiderosa ad ogni costo di creare un giorno da dedicare a tutte le madri del mondo. Quando morì, il 9 maggio 1905, Anna Jarvis decise, però, che avrebbe realizzato il sogno di sua madre, severa ma pur sempre una madre devota e sincera. Iniziò a organizzare iniziative nella sua città natale, Grafton, West Virginia, dove si tenne la prima celebrazione ufficiale della “Festa della Mamma” il 9maggio 1908. Nel 1914, il presidente degli Stati Uniti di allora, Woodrow Wilson, firmò un disegno di legge che riconosceva la festa della mamma come celebrazione nazionale.
Certo nelle sue intenzioni non c’era la volontà di creare un business spingendo la gente a spendere denaro acquistando stravaganti composizioni floreali e biglietti di auguri, gioielli bizzarri e dolcetti d’ogni genere. Lei aveva proposto di regalare a tutte le mamme un semplice garofano bianco, simbolo di verità, purezza e grande carità dell’amore materno proprio perché non perde i suoi petali ma li stringe al cuore quando muore.
La Jarvis morì nel 1948 ma la festa da lei creata vive ancora: i più piccoli a scuola preparano dei lavoretti, guidati dalle maestre, per le loro mamme; gli adolescenti, in una fase di crescita critica, in cui stentano a dimostrare tutto l’amore che nutrono per le loro madri, alla fine si sciolgono in un abbraccio senza fine quando, nascostamente, si ricordano di questa ricorrenza e più si va avanti negli anni e più la rievocazione di questo giorno diventa speciale per chi ha una mamma anziana e fragile che si vuole coccolare o anche per chi ha perso la madre e cerca conforto sulla tomba dove ha riposto un fiore che è carico d’amore e malinconia.
Quest’anno la pandemia ha messo tutti a dura prova e per mesi interi e nonostante la campagna vaccinale, si continua ad aver paura di abbracciare i propri cari, la propria madre preferendo un semplice sguardo che nasconde un sorriso pieno d’amore dietro la mascherina.
Quando ci sentiremo finalmente sicuri di aver sconfitto il Covid-19, ricordiamoci di abbracciare, baciare e stringere le nostre mamme, ricche, povere, giovani, anziane, curate, trasandate, rugose, truccate, eleganti o con uno sbiadito grembiule segno dell’infaticabile lavoro del giorno. Sono comunque tutte belle, sono donne, sono madri tra le cui braccia ci sentiremo sempre al sicuro perché è lì che si trova il nostro rifugio di salvezza dalle fatiche del mondo.
Omaggio a tutte le mamme da Agrigentoweb.it
“Tra le tue braccia”
di
Alda Merini
C’è un posto nel mondo
dove il cuore batte forte,
dove rimani senza fiato,
per quanta emozione provi,
dove il tempo si ferma
e non hai più l’età;
quel posto è tra le tue braccia
in cui non invecchia il cuore,
mentre la mente non smette mai di sognare…
Da lì fuggir non potrò
poiché la fantasia d’incanto
risente il nostro calore e no…
non permetterò mai
ch’io possa rinunciar a chi
d’amor mi sa far volar.