Ma i principi di Agrigento sono mai esistiti e Gore Vidal, Marcel Proust, Anatole France e Edward Morgan Forster perché scrivono di Agrigento? Già Agrigento o Girgenti e la letteratura, sarebbe più logico pensare a Pirandello, nobile figlio di questa strana terra. L’esistenza dei principi di Agrigento è, in verità, un quesito squisitamente letterario perché la storia, quella ufficiale, parla dei conti di Girgenti del casato dei Borboni. Il tema sembra, a prima vista, un argomento marginale della nostra storia, come potrebbe sembrare un vezzo circoscritto a pochi studiosi o appassionati di storia locale.
In realtà non è proprio così, se si percepisce il valore che potrebbe assumere in termini di promozione turistica e culturale.
In principio, andando indietro nel tempo, troviamo “le Cene del principe d’Agrigento” un romanzo pubblicato nel 1639, scritto da Carlo, Conte della Lengueglia, che richiama, per grandi linee, il modello strutturale del Decameron. Poi venne Clélie, histoire romaine (Clelia, storia romana, 1654-60), un romanzo ambientato al tempo dei romani che ottenne un enorme successo di pubblico in Francia, scritto Madeleine de Scudéry. Nel quarto volume dell’opera, tra i protagonisti, troviamo un principe di Agrigento e riferimenti sulla città di Agrigento.
Tra l’ottocento e il novecento ci sono diversi spunti di riflessione che collegano Agrigento a molti famosi scrittori il cui legame con la nostra terra, resta avvolto nel mistero e sconosciuto ai più. Uno di questi autori è Eugene Luther Gore Vidal, morto diversi mesi fa negli Stati Uniti. Gore Vidal è considerato uno dei maggiori autori della letteratura americana contemporanea, come Truman Capote. Vissuto in Italia per quasi trent’anni, ha riservato alla città di Girgenti, o meglio a Emma principessa di Girgenti un posto di rilievo in uno dei suoi romanzi più famosi “1876”, pubblicato nel 1976, uscito in Italia con il titolo di “Il Candidato”.
In questo libro, Vidal affronta l’argomento delle elezioni presidenziali americane del 1876, utilizzando personaggi veri e personaggi di sua invenzione. Personaggio narrante del romanzo è Charles Schuyler, storico ed ex ministro in Francia, che deve tornare nel suo paese natale, gli Stati Uniti, per problemi economici sperando che la sua bellissima figlia Emma trovi un nuovo marito dopo essere rimasta vedova del principe di Girgenti.
Vidal spiega nel suo romanzo che il suocero di Emma era il tenente Du Pont divenuto maresciallo di Francia per avere servito l’esercito sotto Napoleone Bonaparte. Durante la campagna nel in Italia, acquisì il titolo di principe di Girgenti.
Chiaramente i riferimenti al personaggio di Emma, del defunto marito ed padre e della madre di lui, gli sconosciuti principi di Girgenti, parrebbero del tutto immaginari. Sfortunatamente la morte di Gore Vidal lascerà questo curioso mistero letterario irrisolto.
Ma non è il primo caso nella storia della letteratura mondiale che un fantomatico principe di Girgenti sia un personaggio di un romanzo di autore straniero o italiano.
Anche Marcel Proust, nel suo capolavoro più conosciuto “Alla ricerca del tempo perduto”, descrive il personaggio del barone di Charlus, principe di Agrigento, discendente del casato dei Condè, ramo collaterale della dinastia dei Borbone. In questo caso il personaggio, anche se inventato, trova origini storiche ben più definite, per la presenza nella storia di Francia del Casato dei Condè.
Andando indietro nel tempo, chissà se questi autori stranieri abbiano mai letto “le Cene del principe d’Agrigento”.
Ma l’intreccio tra Girgenti e la letteratura trova un altro esempio nel libro di Anathole France, altro padre nobile della letteratura francese, “Il delitto dell’Accademico Silvestro Bonnard”, uscito nel 1881. L’opera è ambientata tra Parigi, Girgenti ed altre località in cui il protagonista è alla ricerca di un libro “La Legenda Aurea”, di Jacopo da Varazze (Iacopo da Varagine), vescovo di Genova. Anche se di chiara ispirazione autobiografica, il romanzo è frutto della fantasia dell’autore. Il riferimento a Girgenti, probabilmente, lo si deve alla lettura di qualche diario di viaggio, oppure, più semplicemente, Anathole France scrisse il romanzo su racconti fatti da amici o da conoscenti.
Anatole France, viaggiò molto alla fine dell’ottocento, non può avere riferito una testimonianza diretta, scritta in forma di romanzo, perché il libro è precedente la sua venuta in Sicilia che secondo i suoi biografi avvenne tra il 1893 e il 1895. Eppure Anathole France sapeva di Gellia e dell’Hotel Gellia che era stato aperto nella Via Atenea a Girgenti alla fine del 1860.
Nelle pagine del romanzo infatti si legge : “Girgenti, 1° Dicembre 1869. Mi svegliai il mattino dopo a Girgenti, all’albergo Gellias. Gellias fu un ricco cittadino dell’antica Agrigento. Era altrettanto famoso per generosità che per magnificenza e dotò la città di un gran numero di locande gratuite. Gellias è morto da milletrecento anni e oggi non v’è più ospitalità gratuita presso i popoli inciviliti. Ma il nome di Gellias è diventato quello di un albergo, dove, collaboratrice la stanchezza, potei dormire tutta la notte”.
Come non ricordare poi “Albergo Empedocle”, il primo racconto pubblicato da Edward Morgan Forster. L’elenco potrebbe continuare specie se si lega Agrigento alla letteratura del viaggio. Il quesito è dunque: la nostra storia è, squisitamente, limitata al nostro ambito o facciamo parte, a buon diritto, di un contesto culturale internazionale, non solo per avere dato i natali ad Empedocle e Pirandello? La risposta è facile, forse il solo pensarlo è faticoso.
Angelo Palillo