“Le ferite siano trasformate in feritoie, attraverso cui far giungere la luce della speranza”. Sono le parole che hanno caratterizzato la riflessione dell’arcivescovo monsignor Francesco Montenegro sulle cure palliative e che sono state pronunciate, questa mattina, al Teatro Pirandello, in apertura della IV sessione del Congresso regionale “Il Mantello”, organizzato dall’U.O. Hospice e dall’Asp di Agrigento.

dolore teatro crocettaTanti i temi che sono stati trattati nei due giorni di lavori e che hanno scandagliato ogni aspetto delle cure di fine vita e della terapia del dolore. Gli interventi di oggi sono stati incentrati sulla “perdita, dalla sofferenza alla speranza”, fino all’”elaborazione del lutto”. Particolarmente toccante è stata la testimonianza diretta della mamma di Riccardo, un ragazzo scomparso a causa di una grave malattia, la quale vive ancora oggi il dolore di aver perduto il figlio, aiutando altri genitori a convivere con una tale angoscia, e ricevendone in cambio un grande aiuto in termini di condivisione di sentimenti e di speranze. Altrettanto significativo è stato l’intervento di quanti all’interno dell’Hospice e Clinica del dolore, diretti dal dottor Geraldo Alongi, operano ogni giorno per garantire una sanità umanizzata e capace di comprendere i reali bisogni dei malati e delle loro famiglie. Centralità è stata data anche all’aspetto della spiritualità e al sostegno che a ciascuno va riservato, a prescindere dal credo religioso, perché non si senta mai solo ad affrontare la fine dell’esistenza.

In chiusura è giunto il presidente della Regione, Rosario Crocetta, il quale ha sottolineato come la vita abbia sempre la sua dignità anche nel dolore e nella sofferenza: “una dignità che appartiene a tutti – ha affermato – , soprattutto al momento della morte; appartiene anche a quei bambini che hanno perduto la vita nel naufragio di Lampedusa, e che ho sentito come miei figli, quei figli che non ho, e che mi venivano consegnati morti dalla vita, dalla storia”.

Crocetta ha anche raccontato un episodio personale, relativo all’incidente stradale in cui è stato recentemente coinvolto, e di aver pensato per un attimo che fosse finita: ma di aver scelto, in quel momento preciso, di abbandonare ogni pensiero negativo e di paura, rifiutando intimamente l’idea di lasciare la vita da disperato, accettando il destino serenamente.
“Quando ci si ammala – ha aggiunto – si diventa quasi un oggetto e sono altri che stabiliscono perfino chi tu possa vedere o non vedere in ospedale. La cura invece deve essere più rispettosa della persona. Dobbiamo riqualificare, riformare, rivoluzionare la sanità, sia pubblica che privata. Dobbiamo terminare i viaggi della speranza, pensare alla riabilitazione, alla lungodegenza, ad una sanità che si occupi di più di coloro che ci stanno lasciando. La morte non è mai dolce: l’istinto dell’uomo è di attaccarsi alla vita. La morte fa parte dell’esperienza umana, ma è difficile da accettare. Bisogna pertanto dare un senso all’esistenza, ogni giorno bisogna scoprire il valore della vita per quel che ci viene dato, ad ogni età. L’uomo tende a fuggire la morte, ma il modo migliore di fuggirla non è di non morire, ma di sforzarsi di rendere la vita più bella dandole un senso”. Ha anche precisato di non aver mai pensato di operare dei tagli nella sanità ma di voler soltanto evitare gli sprechi e che risparmiare significa riconvertire fondi con una migliore finalità.
Il Congresso ha visto la partecipazione di oltre un migliaio di persone, sia operatori della sanità che studenti e cittadini. Anche quest’anno l’appuntamento con le cure palliative e la terapia del dolore non è stato soltanto l’occasione per un aggiornamento medico-scientifico, ma ha avuto un grande valore divulgativo e di sensibilizzazione esteso a tutti i cittadini. Pertanto sin da subito proseguirà l’opera di comunicazione dell’Hospice Clinica del dolore e dell’Asp con altre iniziative nelle scuole, che per il III Congresso “Il Mantello” saranno coinvolte anche a livello nazionale.