Anche il territorio agrigentino sfogherà la sua rabbia nella protesta in programma il 18 febbraio nella Capitale che avrà come slogan “Senza l’impresa non c’è Italia. Riprendiamoci il futuro”. Chi lavora e produce nel rispetto della legalità è allo stremo, schiacciato da una crisi economica che si manifesta ormai a tutte le latitudini. Saranno quasi 500, tra artigiani, commercianti e imprenditori, che raggiungeranno Roma per partecipare alla grande mobilitazione indetta da Rete Imprese Italia, di cui fanno parte Cna, Confesercenti, Confartigianato, Confcommercio e Casartigiani.
“Stiamo ricevendo una richiesta di adesioni davvero straordinaria – afferma Mimmo Randisi, presidente provinciale dell’organismo di rappresentanza che riunisce le cinque sigle – è la dimostrazione, qualora ce ne fosse bisogno, che il nostro tessuto produttivo sta attraversando un forte disagio, a prescindere dalle dimensioni e dalla tipologia dell’attività. Tant’ è che per la prima volta, a distanza di 35 anni, scenderemo in piazza tutti assieme – precisa Randisi, che è anche presidente della Cna agrigentina – saremo compatti per urlare le nostre ragioni, per farci ascoltare dal governo. E’ la nostra forza sarà proprio l’unione, attraverso la quale avremo certamente un peso contrattuale maggiore per invocare una vera svolta delle Politiche sul piano economico. Le nostre massime Istituzioni, Esecutivo e Parlamento, devono capire non c’è più tempo da perdere. Se vogliamo davvero superare la crisi dobbiamo rilanciare consumi e produzione, le imprese vanno messe in condizione di lavorare, servono adesso decisioni coraggiose, il futuro non è dei timorosi ”.
“Fatti concreti e subito”. Il presidente della Camera di Commercio della città dei templi, Vittorio Messina, in rappresentanza della Confesercenti, si dice preoccupato per lo stato di salute dell’economia agrigentina. E la fotografia è presto scattata: aumento della disoccupazione e pressione fiscale, nazionale e locale, insostenibile. “Risultato? – osserva ancora Messina – diminuiscono la competitività delle imprese e il potere d’acquisto delle famiglie. Bisogna intervenire prima che sia troppo tardi”.
“La situazione si è fatta via via sempre più grave – aggiungono Calogero Bellavia, Francesco Giambrone e Domenico Cusumano, rispettivamente rappresentanti provinciali di Confcommercio, Confartigianato e Casartigiani – servono allora interventi incisivi e immediati per fronteggiare questa fase di pesante congiuntura. In particolare chiederemo meno tasse, meno costi e burocrazia per il lavoro, più credito alle imprese, tempi certi di pagamento con la Pubblica Amministrazione e rilancio dei consumi. Richieste a più riprese sottoposte dalle organizzazioni di categoria ai decisori politici, ma finora senza ottenere alcun risultato rilevante. Il tempo delle attese è finito, siamo arrivati alla resa dei conti”.
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