Oggi, giorno della festività di San Gerlando Patrono di Agrigento è stata inaugurata “Casa Rahab” struttura di housing sociale della Caritas diocesana di Agrigento e della Fondazione Mondoaltro, braccio operativo della stessa.
La struttura situata al secondo piano dello stabile dell’ex Istituto Granata in via Orfane 16 ad Agrigento ospiterà 7 mini appartamenti di due posti ciascuno per persone in situazioni di marginalità sociale, affiancando all’alloggio una strategia di accompagnamento per la fuoriuscita dal bisogno secondo la metodologia sviluppata in contesto europeo definita “housing first”.
“La crisi attuale – dichiara mons. Francesco Montenegro Arcivescovo di Agrigento – ha portato ad un livello senza precedenti di senza dimora. Questa forma estrema e complessa di esclusione sociale può essere affrontata solo attraverso politiche integrate che mettano insieme interventi di housing con azioni per l’occupazione e la ricostruzione dei legami sociali”.
Le situazioni problematiche legate all’assenza di un’abitazione stabile sono in aumento e riguardano ormai un ampio spettro di soggetti, che non per forza coincidono con le classiche figure deboli che siamo abituati ad immaginare. Il target al quale “Casa Rahab” si indirizza riguarda, quindi, singoli individui italiani e stranieri, uomini, in situazione di marginalità sociale.
Le persone accolte svolgeranno attività di volontariato per stimolare percorsi di cura del bene comune visibili alla cittadinanza e sottoscriveranno un regolamento disciplinare con diritti e doveri come, ad esempio, il rispetto del progetto di accompagnamento multidisciplinare concordato con il tutor. Il periodo di accoglienza sarà concordato in base alla situazione ed al progetto personalizzato sul singolo individuo accolto. L’accoglienza avverrà sempre per il tramite del centro di ascolto diocesano.
Oltre all’Arcivescovo di Agrigento alla conferenza stampa di inaugurazione sono intervenuti: Valerio Landri direttore della Caritas diocesana di Agrigento, Giuseppe Pontillo direttore Ufficio BBCCEE dell’Arcidiocesi di Agrigento, Carmelo Petrone direttore Ufficio Comunicazioni Sociali dell’Arcidiocesi di Agrigento, Marisa Ciotta del direttivo dell’Associazione “Paolo Palmisano”, Gioele Farruggia Presidente dell’Associazione “NonSoStare”.
“Abbiamo voluto dare alla casa il nome di Rahab – commenta Valerio Landri direttore della Caritas diocesana di Agrigento – icona biblica che raffigura una donna, una prostituta, che riconosce l’opera del Signore ed è capace di accogliere lo straniero ed il profugo, per trasmettere il profondo senso evangelico che ci ha mosso nella creazione di questa innovativa opera segno”.
L’idea di questo nuovo sistema nasce dalla necessità di rivedere il modello di accoglienza classico di primo livello (emergenziale) con l’housing first che prevede, invece, l’inserimento dell’homeless in un progetto globale.
La Caritas diocesana gestisce già, infatti, “Rifugio notturno” (con 8 posti letto) e quindi, dopo un’attenta analisi dei bisogni espressi dal territorio, si è ritenuto opportuno realizzare una struttura di secondo livello.
Un progetto innovativo, quindi, quello realizzato ad Agrigento, che poggia le basi sulle sperimentazioni avviate in alcune città italiane ed in diversi Paesi Europei, grazie anche alla lungimiranza delle politiche pubbliche attuate nei singoli contesti locali.
Il sistema si focalizza su una attenzione all’aspetto dell’accompagnamento della persona verso la fuoriuscita dalla propria situazione di marginalità sociale: recuperando fiducia in se stesso e nella società; recuperando un equilibrio psico-fisico; orientandosi al reinserimento del mondo del lavoro, tramite un percorso di riconoscimento delle proprie competenze e l’acquisizione di nuove.
Dall’altro lato questa metodologia di accoglienza diffusa potrà dare un’opportunità al territorio di accogliere in maniera sostenibile le persone senza dimora senza veder nascere “grossi centri o dormitori” dove le dinamiche d’integrazione vengono per forza sfalsate.
Questo dell’housing first è un sistema vantaggioso anche a livello economico. I dati riportati dalle esperienze europee e statunitensi, infatti, ci dimostrano come l’approccio alla problematica dei senza dimora secondo questa metodologia sia non solo più efficace ma anche più conveniente per la pubblica amministrazione e i gestori dei servizi di welfare.
L’80% delle persone accolte ed accompagnate con questo sistema non è più senza dimora poiché si riesce ad accompagnare i soggetti ad una fuoriuscita dalla situazione di bisogno ed emarginazione sociale. La percentuale di successo dei programmi di accoglienza tradizionali è pari al 25-30%.
Inoltre le persone coinvolte nei programmi di housing first riducono di almeno il 50% l’utilizzo dei servizi di emergenza (dormitori, ospedali, carcere) garantendo un significativo risparmio per le finanze pubbliche.
“Non è nostro obiettivo sostituirci ai doveri delle pubbliche amministrazioni – continua Valerio Landri – ma con questa opera segno vogliamo dare un segnale della presenza della Chiesa agrigentina sempre attenta agli ultimi, e della possibilità di elaborazione di politiche di welfare innovative”.
Il progetto, infatti, mira anche alla messa in rete con i servizi pubblici presenti sul territorio ed al coinvolgimento degli stessi in un’ottica di corresponsabilità dell’intervento a contrasto delle povertà presenti sul territorio.
Oltre all’aspetto metodologico, l’innovatività, riguarda anche più prettamente l’aspetto progettuale degli spazi dedicati all’housing first. Infatti, grazie al supporto gratuito di due esperti di Social design, Christian Campagnaro (Politecnico di Torino) e Valentina Porcellana (Università degli Studi di Torino) ed dell’Associazione Culturale NonSoStare è stato possibile realizzare soluzioni d’arredo funzionali ed a basso impatto ambientale ed economico.
“Casa Rahab” è stata realizzata grazie al progetto “Sotto lo stesso tetto” cofinanziato dai Fondi dell’8xMille della Chiesa Cattolica Italiana per un importo che ammonta a €138.500,00 (60% di Caritas Italiana ed il restante 40% di Caritas diocesana di Agrigento) oltre ad un contributo di €16.300,00 dell’Associazione dei dipendenti della Provincia Regionale di Agrigento “Paolo Palmisano”.