“In Sicilia 9 pesi e 9 misure?”. È quanto si chiedono, e chiedono al presidente della Regione, Rosario Crocetta, i presidenti del Comitato degli Ordini delle professioni tecniche
​(Agronomi, Architetti, Geologi, Geometri​ ​, Ingegneri e Periti agrari) ​dopo la notizia che a Trapani il Soprintendente ha avviato la Concertazione istituzionale con i portatori di interesse diffuso per la redazione del Piano paesaggistico. Mentre per la provincia di Agrigento questo non è stato fatto e si continua a “resistere” all’esigenza di ritirare un documento di pianificazione territoriale che avrà ripercussioni gravi in danno, anche, delle future generazioni. Notizia giunta proprio all’indomani della consegna al dirigente generale del Dipartimento per i Beni culturali, Salvatore Giglione, di un fascicolo che in 200 pagine circa riassume ed evidenzia le “discrepanze” più grossolane contenute nel Piano paesaggistico provinciale. L’augurio per i professionisti e il loro “invito” a Crocetta è che la Regione, in autotutela, ritiri un piano “vuoto di proposte progettuali e redatto da chi non conosce il territorio”: perché la lettera del Soprintendente di Trapani avvalorerebbe la tesi portata avanti dal Comitato delle professioni tecniche secondo cui, nel momento in cui i cittadini inizieranno a vincere i ricorsi amministrativi, e lo faranno perché la lettera in questione diventerà prova testimoniale di una violazione di norma, la Regione inizierà a dovere pagare i danni. “Abbiamo più volte sostenuto che questo Piano è pieno di errori, omissioni, e quindi fallace sotto ogni aspetto – incalzano i tecnici nella lettera indirizzata, tra gli altri, anche all’assessore al ramo Giusy Furnari, al presidente dell’Anci Sicilia Leoluca Orlando ed ai sindaci della provincia di Agrigento -. Chi ha redatto il piano si è arrogato il privilegio di potere decidere delle sorti economiche del nostro territorio – si legge ancora -. Chi oggi ha posto la firma su quel piano non ha compreso le ricadute che lo stesso può avere su dei cittadini inconsapevoli delle strategie che un ramo dell’Amministrazione pubblica stava mettendo in atto, lasciando sulla loro pelle le conseguenze di alcune scelte dettate dalla fretta di avere un piano a tutti i costi. Un piano carente di un approfondimento culturale e conoscitivo, in fase di studio, e conseguentemente carente di proposte progettuali – scrivono i professionisti dell’Agrigentino -. Cosa si può pretendere da un piano non concertato e redatto d’ufficio su basi cartografiche deficienti? Cosa si può pretendere da un piano redatto da chi non conoscendo il territorio, per evitare danni, preferisce congelarlo?. Speriamo che il Governo regionale prenda coscienza di ciò e ritiri in autotutela il piano mettendo fine a questa vicenda oltremodo incresciosa per tutte le parti coinvolte. Speriamo che si comprenda che siamo ancora nei tempi per fare un passo indietro ritornando a discutere, con tempi celeri e contingentati, un piano che tuteli il territorio producendo ricchezza attraverso le sue bellezze e le sue peculiarità senza doverle imbalsamare o museificare”.