Nell’ambito delle manifestazioni organizzati dal Parco Archeologico e Paesaggistico della Valle dei Templi, venerdì 25 Luglio c.a. alle ore 21,00 con ingresso libero dal Tempio di Giunone, in collaborazione con il Laboratorio Patarnù, è in programma il concerto “Omaggio a Cicciu Busacca”. Un attore e due musici per un omaggio al grande cantastorie siciliano, forse il più grande del ‘900, attraverso il racconto della sua vita e la riproposizione di alcune sue celebri cantate, dal “Gran duellu tra la morti e lu miliardariu” a “Lu trenu di lu suli”, passando per “Cos’è la mafia” e “Comu canciari lu munnu”.
Si tratta di un tributo ad una voce tra quelle fondanti nella cultura popolare siciliana e non solo, l’artista paternese che negli anni ’50 e 60’ aveva calcato tutte le piazze dell’isola incantando il pubblico delle strade, e che grazie alle collaborazioni con Ignazio Buttitta e poi col premio nobel Dario Fo, raccolse consensi anche fuori dai confini nazionali; una voce che rimase legata al mondo popolare a cui apparteneva e che quel mondo provava a scuotere, con la forza della sua arte antica.
Francesco “Cicciu” Busacca, nato nel 1925, fornaciaio e bracciante analfabeta, debuttò come cantastorie nel 1951, mostrando fin da subito il grande talento di attore e affabulatore: cominciò a girare tutte le piazze dell’isola con la sua topolino, narrando accompagnato dalla sua chitarra, e con alle spalle i mitici cartelloni, i fatti di cronaca “L’assassinio di Raddusa”, “Giuvanni Accetta”, e le storie di briganti, da “Salvatore Giuliano” a “Musolino”; poi l’incontro col grande poeta Ignazio Buttitta, che segnò una svolta nella sua carriera, quando alle vicende di cronaca nera e alle storie di briganti si affiancarono i temi della politica e dell’impegno, e dal quale scaturirono opere immortali come “Lamentu ppi la morti di Turiddru Carnevali” e “Lu trenu di lu suli”.
Da questo momento comincia a farsi conoscere a livello nazionale e internazionale, partecipa a programmi radiofonici e televisivi, incontra intellettuali e artisti, entra a pieno nei fermenti culturali di quegli anni; negli anni 70, entra a far parte del collettivo teatrale “La comune” diretto da Dario Fo, e sono altri successi. Poi arriva il Cinema con la partecipazione al film “Fontamara” del 1981; ma le soddisfazioni artistiche non lo distolgono mai da quell’impegno civile e politico, dalla passione per i temi sociali e dalla lotta contro la mafia, che ne hanno delineato la figura straordinaria di artista impegnato e coraggioso, di cantastorie vero. Con la fine dell’esperienza della “Comune” accarezza l’idea di tornare in Sicilia e riprendere in mano le sue amate piazze, ma negli anni ’80, la mafia spadroneggia nelle città siciliane, e la sua voglia di tornare a lavorare in Sicilia si infrange contro le minacce dei mafiosi e il rifiuto delle amministrazioni locali a concedergli i permessi per le sue esibizioni: è ormai troppo fastidiosa la sua voce, e le sue parole potrebbero rompere quel silenzio che conviene a molti.
Così Cicciu Busacca, torna al Nord, e lì, malato e con il solo sostegno dei familiari, trascorre gli ultimi scorci della sua vita, portando sempre nel cuore, fino all’ultimo, il desiderio di tornare a cantare nella sua terra. A Busto Arsizio l’11 Settembre 1989, muore quello che fu per molti il più grande cantastorie siciliano di tutto il ‘900.