Anche quest’anno, ad Agrigento, si svolgerà la Faimarathon. L’appuntamento è per giorno 12 ottobre con partenza alle 11.00 da Porta V – Parcheggio S. Anna.
Sarà possibile iscriversi a partire dalle ore 10.00 sempre a Porta V.
Un’appassionante passeggiata seguendo l’itinerario descritto di seguito:
Tappa n. 1 – Partenza – Porta V (c.da Sant’Anna)
La Porta V, sul lato meridionale delle fortificazioni diAkragas, era uno dei più importanti ingressi monumentali della città poichè conduceva direttamente al grande Santuario delle Divinità Ctonie (della terra). La porta era attraversata da una carreggiata stradale, della quale sono ben visibili i solchi nella roccia, che si immetteva nella via sacra (plateia) est-ovest che attraversava la Collina dei Templi giungendo fino a Porta II. L’accesso era difeso sul lato occidentale da un monumentale torrione rettangolare e da due torri minori poste ai lati dell’ingresso e di poco arretrate. La fase di costruzione originaria si data all’ultimo ventennio del VI sec. a.C. ma sono documentati rifacimenti di epoca successiva, in relazione a particolari esigenze di difesa, effettuati tra la fine del IV e il III sec. a.C.
Tappa n. 2 – Antiquarium delle fortificazioni
Struttura didattica che illustra, con ricchi apparati documentari, le fortificazioni agrigentine nel quadro della topografia della città antica e ne espone i reperti più significativi rinvenuti negli scavi delle mura condotti recentemente dalla Soprintendenza e dal Parco Archeologico in vari tratti delle mura e nelle aree direttamente connesse (quartiere abitativo e artigianale della Rupe Atenea, santuari presso Porta I e Porta II).
Tappa n. 3 – Tempio di Castore e Polluce
Costruito negli ultimi decenni del V sec. a.C. è attribuito ai due gemelli nati dall’unione di Leda e Zeus, tramutato in cigno. Del tempio restano solo quattro colonne ed una parte della trabeazione. rialzate nel XIX sec. Sotto uno spigolo della cornice si può ancora ammirare una rosetta, tipico elemento decorativo. Sulla destra sussistono i resti di un probabile santuario dedicato alle divinità ctonie (infernali): Persefone, regina degli Inferi, e la madre Demetra, dea della fertilità. Si distinguono in particolare un altare quadrato, destinato probabilmente all’offerta sacrificale di porcellini, e un altro di forma circolare, con al centro un pozzetto sacro. Qui veniva verosimilmente compiuto il rito delle Tesmoforie, festa in onore di Demetra celebrata dalle donne sposate.
Tappa n. 4 – Kolymbethra “Gli acquedotti Feaci”
Il Giardino della Kolymbethra è coltivato in una piccola valle incisa tra alte pareti di calcarenite tra il Tempio dei Dioscuri e il tempio di Vulcano, nel sito identificato con quello della piscina greca. Il tiranno Terone vi fece realizzare dagli schiavi cartaginesi presi come bottino di guerra in seguito alla battaglia di Himera (480 a.C.), una “sontuosa piscina popolata da pesci e da cigni”. Gli schiavi realizzarono un colossale sistema idraulico, costituito da numerose gallerie drenanti che, captando l’acqua di alcune sorgenti dell’antica Akragas, la confluivano verso la valle della Kolymbethra. Fu sovrintendente di queste opere l’architetto Feace; da qui il nome di acquedotti Feaci.
Tappa n. 5 – Tempio di Vulcano
Il tempio sorge su uno sperone roccioso a Ovest della Collina dei Templi ed è separato dal Santuario delle Divinità Ctonie (della terra) dal taglio naturale della Kolymbethra. La tradizionale denominazione è solo convenzionale e deriva dall’interpretazione di un brano di un autore latino che colloca in questa zona un Collis Vulcanius, cosiddetto forse per la presenza di sorgenti di zolfo. L’edificio, di stile dorico (450-425 a.C.), poggia su un basamento di quattro gradini e presenta sei colonne sui lati brevi e tredici sui lati lunghi caratterizzate da scanalature con spigoli appiattiti.
Tappa n. 6 – Kolymbethra “Il recupero dell’antico giardino”
La Kolymbethra, non più utilizzata come piscina e una volta interrata divenne, per l’abbondanza delle acque e la fertilità del suolo, un orto e un frutteto tra i più fertili della Valle dei Templi. Quando all’orto ed alle piante da frutto si aggiunsero gli agrumi, prese la denominazione di “giardino”, così come si usa chiamare in Sicilia gli agrumeti tradizionali per sottolinearne l’utilità e la bellezza che essi racchiudono. Oggi la Kolymbetra riassume in sei ettari il paesaggio agrario e naturale della Valle dei Templi. Nelle zone più scoscese, le piante della macchia mediterranea, al di
là del piccolo fiume alimentato dalle gallerie drenanti ancora perfettamente funzionanti, uno degli ultimi “giardini” siciliani con limoni, mandarini e aranci rappresentati da antiche varietà e irrigato secondo le tecniche della tradizione araba.
Tappa n. 7 – Tempio di Giove
Il tempio di Zeus o Giove Olimpico è uno dei pochi edifici sacri agrigentini di cui è sicura l’attribuzione alla divinità ed era il più grande tempio dorico dell’Occidente. L’edificio è noto da due fonti antiche. Polibio (II sec. a.C.) ne parla nella sua opera storica e lo descrive come incompiuto e Diodoro Siculo (I sec. a.C.) fornisce una descrizione dettagliata del tempio, che risulta, però, in alcuni punti problematica. Sulla base di questo passo la realizzazione del tempio viene collocata dopo la vittoriosa battaglia sui Cartaginesi ad Himera nel 480 a.C. I resti monumentali oggi visibili sono ciò che rimane a seguito delle distruzioni di epoca antica e recente, come quella avvenuta nel XVIII secolo quando le rovine divennero cava di pietra per la costruzione del molo di Porto Empedocle (1749-63).
Tappa n. 8 – Porta V – arrivo