Sanità, Occhipinti (Ipasvi) su carenza infermieri: «La Regione ci coinvolga nella determinazione degli organici, invece di cercare il risparmio sulla pelle di infermieri e cittadini: ecco la situazione nell’Agrigentino»
«La Regione sta sottoponendo agrigentini e siciliani in genere a un concreto rischio sanitario. E’ allarme sociale. Gli ospedali sono in affanno per carenza di personale infermieristico, che a sua volta viene costretto a turni di lavoro logoranti e a un demansionamento».
E’ il segnale di pericolo lanciato da Salvatore Occhipinti, presidente Ipasvi di Agrigento per il quale gli standard fissati dall’assessorato per la Sanità sono frutto di un gioco “al ribasso”, che di fatto istituzionalizza la carenza di professionisti tra le corsie d’ospedale.
«La salute è un diritto dei cittadini e in quanto tale va tutelata e assicurata: invece con la situazione posta in essere non è così – dice Occhipinti -. Non si tratta solo di rischio clinico per i pazienti, cui non è possibile fornire l’adeguata assistenza, ma anche di una situazione ormai oltre ogni ragionevole limite per gli infermieri che, in assenza di personale di supporto, si trova a dover svolgere anche altre mansioni oltre alle proprie. Inoltre – spiega Occhipinti – che la nostra sanità non sia “in salute” lo dicono le cifre: l’età media degli infermieri è passata dai 42 anni circa del 2001 ai 47 del 2013. L’occupazione è una chimera per i tanti laureati: nel 2007 il 94per cento trovava posto, nel 2012 si è scesi al 63per cento. Il mancato ricambio generazionale porta con sé ripercussioni negative tra cui, anche in questo caso, una ridotta capacità di soddisfare i bisogni degli utenti e un peggioramento delle condizioni di lavoro, si pensi ai turni di notte.
Ogni 4 o 5 posti letto dovrebbe esserci un infermiere, mentre adesso ogni professionista è sottoposto a turni estenuanti e con un carico ben maggiore di lavoro. Che il numero degli infermieri sia insufficiente lo dicono, inoltre, il numero di ferie non godute, la quantità di straordinario maturato e le ore di reperibilità svolte.
Le soluzioni ci sono, e noi intendiamo farci ascoltare dall’assessorato per la Sanità che invece di tagliare il personale infermieristico, danneggiando l’utenza e non garantendo il servizio, potrebbe rivedere quello amministrativo in esubero. Invece di non assumere e non consentire a chi ne ha diritto di andare in pensione, potrebbe stipulare dei contratti con infermieri possessori di partita Iva, instaurando dei rapporti di lavoro che garantiscano il ricambio. Ripeto, sono tante le soluzioni: e noi intendiamo farci coinvolgere nel processo di rideterminazione di dotazioni organiche che solo in teoria avviene all’insegna del risparmio economico, ma nella realtà dei fatti si fa sulla pelle degli infermieri e dei cittadini».