E’ sempre in giro per il mondo per ragioni d’impresa, ma non molla mai la sua Agrigento. Ancor più adesso che la Fortitudo sta scrivendo la storia del basket agrigentino. L’imprenditore Salvatore Moncada, dalle Filippine, parla della sua idea di futuro di sviluppo della Sicilia e in particolare di Agrigento, degli errori del passato e di quell’assurdo compiacimento di una parte della città nel continuare a farsi del male, oggi come sempre, soprattutto in questa campagna elettorale. Nella sua lucida visione che guarda al 2020, non nasconde le sue simpatie per il candidato Lillo Firetto.
Agrigento è ormai prossima a scegliere il proprio sindaco. Lei guarda a questa vicenda da molto lontano. In questi giorni è a Manila. Ha deciso con il suo gruppo di aziende di muoversi altrove, in altri mercati. Pensa ormai che la Sicilia non sia terra fertile per le grandi iniziative di impresa, non c’è modo che qualcosa cambi?
“Sicuramente la crisi italiana, sta spingendo molte aziende a lavorare fuori per far sopravvivere quanto già avviato in Sicilia. Ma non le nascondo che, visitando tante realtà diverse nel mondo, si ha chiara la percezione, che con un apparato pubblico efficiente, legato ad una politica che non guarda solo al proprio e a sopravvivere, ma allo sviluppo, favorendolo, altri Paesi crescono, mentre l’Italia e, in particolar modo, la Sicilia arretrano.
Spero che, nella scelta del sindaco della città, Agrigento, per una volta, abbandoni il proprio autolesionismo ed elegga un sindaco, che sia capace e che sappia come agevolare lo sviluppo. Infatti i sindaci non creano lo sviluppo: sono gli imprenditori, gli artigiani, gli agricoltori che lo fanno. I sindaci creano, invece, le condizioni perché queste persone possano operare liberamente, e senza perdite sia di denaro e di tempo, all’interno della pubblica Amministrazione”.
C’è un sistema che è come una cappa opprimente. Quali speranze di sviluppo per la nostra terra? A quali comparti economici e produttivi si può guardare con interesse?
“Ripeto: penso, che sia venuto il momento di liberarsi di questo sistema, premiando quelli che sono stati i simboli di buon operato. I settori economici sono tanti, compreso quello dell’energia. Ma noi dobbiamo puntare sull’agricoltura e la Pesca di qualità, sul Turismo di qualita’ e sui settori industriali per la trasformazione dei prodotti agricoli e ittici.
Tutto questo sta scomparendo: erano settori incentivati, e coloro che vi operavano non erano veri imprenditori. Oggi va creato un prodotto da esportare e di qualità e naturalmente senza incentivi, ma solo con l’aiuto di un modo semplice per attuarlo”.
Una inarrestabile Fortitudo è pronta ad affrontare la grande finale. È già un successo straordinario e per i tifosi il sogno si avvicina. Lei tornerà per seguire la squadra?
“Certamente, anche perché devo votare. Penso sia necessario che ognuno, anche con un solo voto, tenti di scegliere il meglio anche nella politica”.
Che idea si è fatto di questa campagna elettorale? Pensa che per la città non ci siano chance di rinascita, chiunque possa essere eletto sindaco a Palazzo di Città? La sua esperienza con la Fondazione Agireinsieme si è scontrata con inezia e burocrazia….
“Ritengo che la campagna elettorale sia stata mediocre; è stata una caciara; molti anziché dire cosa vogliono per Agrigento e come farlo, tentano di rendere sporchi gli altri: è un’attivita’ in cui Agrigento è bravissima e si fa male da sola! Io ritengo che Agrigento abbia buone possibilità, nuovi volti, tanto entusiasmo. Mi perdoneranno gli altri candidati: posso giudicare solo Lillo Firetto come sindaco; e’ l’unico che lo è stato, l’ho visto all’opera, ed è veramente bravo. Quello che vedete a Porto Empedocle è venuto fuori da una sua intuizione e dalla mia voglia di cambiare il mio territorio investendo. Purtroppo poi il mercato delle macchine eoliche è stato bloccato da un governo becero e, nonostante i soldi da noi spesi, tanti, non c’è stato il risvolto occupazionale che pensavamo. Ma, nonostante questo, esiste l’unico vero palazzetto della provincia, una foresteria, un asilo, un’area industriale riqualificata pronta ad ospitare altre attività, uffici dove lavorano 60/70 persone, una nuova caserma per i carabinieri, costruita per dare un segno di ringraziamento al lavoro pregevole che svolgono ogni giorno.
La Fondazione, invece, è l’altra faccia della medaglia. Era nata per mettere attorno un tavolo chi ne avesse voglia per disegnare un sogno: “Vision2020”. In realtà in molti hanno iniziato con noi, ma dopo un po’ si sono allontanati, o perché non potevano dedicare del proprio tempo ad Agrigento ed al suo sviluppo, oppure perché avevano pensato di potere trovare un lavoro. Spero che una buona amministrazione sia capace più di me a coinvolgere la gente, a convincerla a cedere un po’ del proprio, e tutti assieme si voglia invertire la tendenza in discesa con un bel sogno attuato di “Vision2020″. Il sindaco che verrà eletto sia il sindaco di tutti gli agrigentini”.