Le prime avvisaglie si erano registrate a luglio allorché ai 19 anziani ospiti della casa di riposo gestita dalle suore del Boccone del Povero fu notificato l’ordine di abbandonare la struttura entro il 31 dello stesso mese. A seguito delle aspre proteste dei familiari e di alcune mediazioni, anche da parte di amministratori locali, la data fu differita. Oggi la vicenda si ripropone aggravata dal fatto che verrebbero licenziati i 10 operatori che provvedono ai bisogni degli anziani e della stessa struttura.
A schierarsi dalla parte dei lavoratori è il consigliere comunale Calogero Castronovo secondo il quale ci sono i presupposti per continuare a tenere in piedi la casa di riposo facente parte di un lascito del barone Antonio Mendola, un filantropo scomparso agli inizi del XIX secolo.
“In una città dove trovare una fonte di reddito è come un terno al lotto – dice l’esponente politico – non si possono, a cuor leggero, mandare a casa dieci lavoratori. In tal modo verrebbero destabilizzate altrettante famiglie”. Secondo la superiora delle bocconiste, la congregazione religiosa non sarebbe più in grado di sopportare i costi in quanto tra entrate e uscite il saldo sarebbe negativo. Intanto, a partire da domani, i dieci lavoratori salariati dalle suore del Boccone del Povero inizieranno uno stato di agitazione finalizzato in primo luogo a bloccare i licenziamenti e in secondo a fare arrivare alle istituzioni di più alto rango i loro timori e il loro grido di disperazione.