La Sagra del Mandorlo il Fiore e le decisioni dell’amministrazione sull’organizzazione logistica degli eventi collaterali alla kermesse, continuano ad alimentare polemiche e malumori.
Questa volta, a “scendere in piazza” sono i commercianti della Via Atenea. Il salotto cittadino, che da sempre è stato il cuore della Sagra, è divenuto un tabù per chi vorrebbe fare anche una semplice passeggiata.
Ce lo spiega Alessandro Accurso Tagano, titolare di un’attività commerciale: “Quello che si sta perpetuando in questi giorni – spiega Accurso Tagano – è un vero e proprio “attentato” contro gli operatori economici e commerciali della via Atenea. Non basta che sia stato montato il Palamandorlo, non in regola, in un parcheggio pubblico togliendo posti auto molto utili per il raggiungimento della via Atenea in modo agevole, che oggi si sta montando un altro palatenda, accanto a quello esistente, facendo venire meno ulteriori 30 posti auto. Ma a tutto questo – prosegue Accurso – l’amministrazione comunale ha attuato un divieto di sosta nella Piazza San Francesco, togliendo di fatto ulteriori 15 posti auto.
Qui sorgono molti dubbi sulla reale motivazione di tutte queste ordinanze, sorge il dubbio legittimo che ci sia un disegno contro i commercianti e gli altri operatori economici della via Atenea.
Molti commercianti non si spiegano il perché, dopo l’annullamento della sfilata de “I BAMBINI DEL MONDO”, gli stessi sono stati portati ad esibirsi, sia la mattina che il pomeriggio, all’interno del Centro Commerciale anzichè all’interno del Teatro Pirandello.
Così facendo i turisti, che erano arrivati a bordo di 15 bus, sono stati portati all’interno del Centro Commerciale. Vorremmo spiegato il motivo di tutti questi provvedimenti e auspichiamo che i dubbi che sorgono non siano reali.
Si vuole ricordare che nella via Atenea e dintorni svolgono un’attività imprenditoriale circa 200 operatori che, insieme ai propri collaboratori, raggiungono la cifra di 500 famiglie. Se venisse a fallire questa via commerciale ci sarebbe un danno alla città di Agrigento pari alla chiusura dell’ENI a Gela o della FIAT a Termini Imerese. In un territorio dove l’edilizia è morta, fare morire il commercio nel cuore pulsante della città sarebbe l’atto conclusivo.
Speriamo che il sindaco e l’amministrazione tutta torni sui propri passi e aiuti noi realmente e non solo a parole” conclude Alessandro Accurso Tagano.