Il coach della Fortitudo Eternedile Bologna ci presenta la sua squadra a pochi giorni dall’inizio della serie dei quarti di finale contro la nostra Fortitudo Moncada Agrigento, per la quale spende parole importanti.
Durante la regular season la concentrazione era rivolta soprattutto al proprio girone di competenza, anche da parte del pubblico. Come presenterebbe la sua squadra, oggi, a chi la conosce poco?
“Direi che è una squadra che si è allenata molto duramente per arrivare dov’è arrivata, e che dopo aver sofferto un certo adattamento alla categoria ha vinto 8 delle ultime 9 gare disputate, perdendo in gara-2 ad Agropoli dopo essere stata avanti di 20. Una squadra che oltre ad aver avuto un grande rendimento dai propri capisaldi, ossia Marco Carraretto e i due americani Ed Daniel e Jonte Flowers, ha la soddisfazione di aver visto una crescita importante dei suoi giovani, in particolare Leonardo Candi come playmaker titolare. Una solidità che nasce dall’aver confermato il nucleo della squadra che ha vinto la Serie B, aggiungendo due americani di valore e trovando in corso d’opera un giocatore importante come Valerio Amoroso, dopo che Andrea Iannilli ha scelto di andare via”.
Solidità e la continuità del gruppo sono tratti distintivi anche della Fortitudo Agrigento: che idea si è fatto della nostra squadra?
“Innanzi tutto devo dire che si tratta di un raro e singolare caso di unione di grandi talenti individuali, in questo caso non mi riferisco ai giocatori. Parto col dire che è una società che può contare su un presidente che ha costruito un palazzo dello sport e una foresteria, qualcosa di mai visto in Italia, e che può contare su un allenatore come Franco Ciani che reputo uno dei migliori d’Italia in assoluto. Come spesso accade ai più bravi, non sempre Franco nel corso della carriera ha trovato le condizioni giuste per esprimersi: questo è successo ad Agrigento, che non a caso è cresciuta nel corso degli anni mantenendo lo stesso nucleo, senza cambiare ogni anno 9/10 del roster come fanno molti, scegliendo bene le persone prima ancora dei professionisti e costruendo su questo. Direi che, complessivamente, la Fortitudo Agrigento è un modello al quale tante società italiane dovrebbero ispirarsi”.
Dal punto di vista “cestistico”, cosa le piace della Fortitudo Agrigento?
“Il fatto che abbia un’identità molto marcata, e che l’esperienza di questi anni l’abbia portata a rispondere sempre al momento del dunque. Per fare questo occorre avere valori molto importanti. A questo proposito, devo dire di aver apprezzato il ‘no’ di Alessandro Piazza, quando in estate gli ho chiesto di venire a Bologna per essere il leader della squadra in cui è cresciuto. L’ho apprezzato perché ho capito quanto Alessandro tenesse a questa squadra, dimostrando ancora una volta il valore della sua persona. E dando ulteriore prova dei valori che animano la società agrigentina”.
Numeri alla mano, Agrigento e Bologna sono due grandi squadre difensive. Sarà dunque una serie dominata dalla difesa?
“Sarà una serie improntata sulla pallacanestro di buona qualità, questo non puo’ prescindere da qualità difensive importanti. Agrigento dà la sensazione di essere una squadra volta a proteggere l’area e fortificare la propria solidità vicino al ferro, dov’è praticamente impossibile andare. Noi, ruotando praticamente 12 giocatori, portiamo pressione sui 28 metri. Al di là delle differenze di impostazione, che dipendono dalle scelte degli allenatori, sarà comunque una serie decisamente interessante tra due squadre che sono pronte per vincere questo campionato”.
Un commento su questi playoff: ancora una volta il vantaggio del campo si è dimostrato solo teorico, c’è molto equilibrio.
“E’ da quando ho iniziato a fare basket che penso che il vantaggio del campo non conti nulla. Nei playoff conta il momento, conta come ci si arriva e noi oggi stiamo molto bene. Abbiamo dovuto far fronte anche noi a infortuni molto importanti, come quello che ci ha costretti a giocare per due mesi senza Flowers che doveva essere il nostro primo terminale. Oggi non è più il momento di fare pretattica, ognuna delle 8 squadre rimaste nei playoff vuole provare ad andare in Serie A”.