“Un sussulto di dignità. Le istituzioni politiche, quelle direttamente coinvolte, si assumano con onestà e serietà le responsabilità e agiscano urgentemente e concretamente piuttosto che giocare con i balletti sulle competenze e ruoli a danno, ancora una volta, della nostra città e della nostra provincia”. Il consigliere comunale di Agrigento, Pasquale Spataro, del gruppo “Uniti per la Città”, si dice “amareggiato, e deluso per l’atteggiamento mostrato fin qui da quanti sfruttano elettoralmente il nostro territorio, per poi lasciarlo inesorabilmente al proprio malinconico destino.
La vicenda Cupa è emblematica, ma è solo l’ultima di una lunga serie di “pezzi importanti perduti” o non collocati che stanno portando alla morte questo splendido lembo di terra di Sicilia che il buon Dio ci ha generosamente donato. Tutti, indistintamente, da destra a sinistra, passando per il centro, hanno in questi giorni prodotto fiumi di parole e di inchiostro per manifestare interesse a favore e a sostegno dell’università di Agrigento, per mantenerla in vita. Risultato? Il Cupa è però cerebralmente deceduto. E allora viene da chiedersi: di chi è la responsabilità di questo ennesimo fallimento? Nel mirino c’è il commissario straordinario dell’ex Provincia, ente appena uscito dal Consorzio in assenza di fondi. Formalmente le carte le firma lui, è innegabile. Ma lui è un alto burocrate della Regione, con i suoi inevitabili riferimenti politici. E allora Governo e Parlamento Siciliano, attraverso i suoi autorevoli rappresentanti agrigentini, non si nascondano dietro il palazzo dell’attuale Libero Consorzio.
Escano allo scoperto, facciano a pieno il loro dovere, facciano pressing, vadano a recuperare i soldi necessari per salvare il Cupa. Tutto il resto è semplicemente poesia a fronte di un territorio che sta affondando nel baratro più profondo. La Cattedrale di San Gerlando, chiusa ormai da 5 anni, il centro storico di Agrigento sempre più abbandonato e degradato, lo scalo aeroportuale una chimera, i nostri porti inutilizzabili o ad azione limitata, i collegamenti viari che sono sotto gli occhi di tutti, per non parlare di prestigiosi appuntamenti culturali costretti ad emigrare e del Palacongressi del villaggio Mosè che urla disperatamente aiuto. Lo scenario è semplicemente drammatico, triste e desolante.
E lo è ancora di più se si pensa che siamo in una terra ricca di storia e di cultura. Siamo nella città di Luigi Pirandello, nella città della valle dei templi, dove clima, sole e mare sono un valore aggiunto. Però mancano le strade, non ci sono voli, non possono attraccare navi da crociera e adesso perdiamo anche il Cupa, costringendo tutte quelle famiglie, purtroppo numerose, che non possono mettere pesantemente la mano al portafogli, a negare il diritto allo studio ai propri figli. Siamo veramente alla follia, siamo al disastro. Ma nessuno dei nostri governanti sembra accorgersene o finge di non vedere – conclude Spataro – la nave affonda e l’equipaggio fa festa, convinto che a morire saranno i passeggeri”.