“Questa l’immagine che dovrebbe promuovere il #G7 di Taormina, è un concentrato di luoghi comuni e pregiudizi, manca solo la lupara in spalla”.
Giusi Savarino, portavoce di #DiventeràBellissima e presidente di #AmunìSicilia, interviene sulla campagna promozionale
“Perché la Sicilia, meravigliosa terra di cultura, storia, accoglienza, bellezza, deve essere sempre umiliata e mortificata? Vorrei sapere chi è questo creativo, ma soprattutto chi ha dato l’ok per questa campagna?” si chiede polemicamente la Savarino.
“Invitiamoli questi geni a girare la Sicilia, da Taormina ad Erice, da Ortigia alla Scala dei Turchi, da Selinunte alla Valle dei Templi, dalla villa del Casale al duomo di Cefalù o Monreale, dalle Madonie alla spiaggia di San Vito lo Capo, dall’Etna a Vindicari, eviterei solo Tusa, non me ne vogliono gli abitanti, ma l’immagine di Crocetta, sirenetto spiaggiato, potrebbe annullare quanto di bello visto prima, come un backup mal riuscito.
Vorrei ricordare a questi geni che noi siamo i conterranei di Archimede, di Empedocle, di Ruggero II, di Ciullo d’Alcamo, di Jacopo da Lentini, di Verga, di Pirandello, di Brancati, di Tommasi di Lampedusa, di Antonello da Messina, di Guttuso, di Patti, di Majorana, di Don Pino Puglisi, di Falcone, di Borsellino, di Bellini, di Don Sturzo…
Cortesemente vorremmo non essere più associati solo alla coppola di Provenzano e Riina.
Perché le altre regioni d’Italia riescono sempre a promuovere il loro meglio, mentre quando si tratta di Sicilia, l’unica cosa che si riesce a valorizzare è la coppola?
La verità è che la nostra vergognosa classe politica non riesce a far conoscere altro della Sicilia che le brutture, parla solo di mafia e antimafia, per coprire e camuffare come un mantra la loro incompetenza e inefficienza. Noi siciliani la mafia la combattiamo sulla nostra pelle, col nostro sangue, ma siamo ben altro che una coppola e una lupara. Questa classe politica priva di autorevolezza permette tacitamente che la Sicilia venga umiliata.
Questa di oggi ne è l’ennesima, indecorosa, prova” conclude Giusi Savarino.