Le riflessioni del patron biancazzurro al termine della stagione sportiva 2016-17, chiusa con l’eliminazione al primo turno dei playoff:
La Fortitudo Agrigento ha rappresentato per me una compagna di vita, avendo iniziato la mia carriera dirigenziale e con il ruolo di presidente nel 1991. Erano anni in cui la nostra società militava in Serie B2 così come Porto Empedocle, sono rimasto all’interno del club fino alla stagione 1993-94 prima che un problema familiare molto serio mi allontanasse dalla squadra, avendo questioni molto più importanti da affrontare. Quando sono tornato, nel 1998, la squadra era in C2: allora fui stimolato dai miei figli, che praticavano il minibasket, e da Giovanni Portannese.
Dal 1998 ad oggi sono passati ben 19 anni di affetto e dedizione a questa società, con soddisfazioni notevoli che tutti voi conoscete.
Vi posso assicurare che oltre alla dedizione ho investito tante risorse personali, di tempo ed economiche.
Le mie società hanno sponsorizzato in misura non inferiore all’80% i costi della stagione, sia quando i risultati economici delle mie attività professionali andavano bene, sia quando andavano male.
Non ho mai fatto i conti di quanto ho donato a questa mia compagna di vita, parliamo comunque di diversi milioni di euro, ma il mio input comunicato a tutti gli addetti ai lavori era questo: se mi diverto vado avanti, se non mi diverto più mi fermo, seppur conscio anche della funzione sociale di questa società.
Per me, inoltre, è stata una grande sfida non solo portare Agrigento sui parquet di società e città molto importanti, ma capire fino a che punto ciò potesse appassionare gli agrigentini, farli uscire dalla loro apatia.
Siamo riusciti nelle ultime stagioni regolari a portare dentro il palazzetto 1300/1500 spettatori, di cui 300 atleti, componenti dello staff e sponsor. Non di più.
Siamo riusciti a coinvolgere un bel numero di sponsor, a quali sono grato e che ringrazio sempre.
Alla fine, però, gli incassi tra botteghino e sponsorship rappresentano appena il 20% dell’intero costo della stagione.
Nonostante questo, cioè un investimento non comune per il nostro campionato, ho continuato sempre con entusiasmo. Oggi però non mi diverto più.
Già lo scorso anno avevo avuto sensazioni non positive, ma quest’anno questa sensazione si è fatta sempre più forte, confermata da eventi degli ultimi giorni.
Non parlo dei risultati: sono uno sportivo, so che si vince e si perde e che nulla è scontato.
Mi riferisco soprattutto all’evidenza di tanti errori fatti nelle scelte di uomini, di cui mi ritengo il principale responsabile.
Abbiamo trovato nella camera di Perrin Buford le valigie pronte: ma un giocatore che deve fare tre partite di playoff perché prepara le valige prima di partire per Bologna? Chiaramente non perché i playoff vuole vincerli, anzi, magari pensava già di rientrare a casa una volta tornato dalla trasferta.
Damen Bell-Holter ha fatto qualcosa di ancora più grave, di cui non parlerò, che lede l’onorabilità mia e della società, e sopratutto dello staff che ci ha creduto sino alla fine.
Tutto questo, considerato come sono fatto, mi porta a prendere la decisione di rassegnare le mie dimissioni per aprire una discussione interna su come programmare in modo diverso il futuro di questa società.
Ringrazio tutto lo staff il loro impegno ed in particolar modo Franco Ciani: spero che questo mio gesto sia di buon auspicio per prendere decisioni per un futuro con uomini migliori.
Salvatore Moncada