I ricercatori italiani, capitale umano d’eccellenza nel mondo e poco in Italia. E’ la studiosa agrigentina Angela Bellia, la curatrice della Giornata dedicata all’eredità di Marie Skłodowska-Curie a 150 anni dalla nascita, che intende accendere i riflettori sulla Ricerca nel nostro Paese. L’incontro si svolgerà venerdì mattina, 10 novembre, a Roma, nella Sala della Comunicazione di Viale Trastevere del Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca. Angela Bellia è Chair dell’Events and Network Working Group della Marie Curie Alumni Association (MCAA), la comunità internazionale con sede a Brussels, che mira a favorire non soltanto gli scambi scientifici e la creazione di nuove reti di ricerca, ma anche lo sviluppo della carriera di una nuova generazione di ricercatori e di ricercatrici provenienti da tutto il mondo beneficiari delle “Marie Curie”.
Marie Curie-Skłodowska Actions è il Programma europeo che finanzia idee progettuali di mobilità internazionale dopo una rigorosa selezione sulla base di precisi criteri di aggiudicazione.
Il tema dell’incontro sarà l’impatto del Programma sulle carriere dei ricercatori ed ai provvedimenti assunti dalle Università e dagli Enti di ricerca italiani per attrarre i Marie Curie Researchers, anche in attuazione della misura prevista dal DM 963/2015, con la quale le “Individual Fellowships” sono state ricomprese tra i programmi di alta qualificazione. Dal 2012 al 2017 le borse individuali ottenute dai ricercatori italiani sono complessivamente 207. Per la loro mobilità gli italiani preferiscono la Gran Bretagna e la Germania, seguiti da Francia, Danimarca e Olanda che hanno adottato politiche agguerrite per accaparrarsi i Marie Curie Researchers, anche per il vantaggio economico che ne traggono.
Nel corso della Giornata, alla quale parteciperà la Ministra Valeria Fedeli assieme a personalità del mondo della ricerca e ai ricercatori, si discuterà di come l’Italia si dimostri ancora un Paese poco attrattivo per la ricerca nonostante gli italiani siano “bravi” e attraverso i loro studi ottengano ingenti finanziamenti all’estero a tutto vantaggio dei paesi europei “forti” che, tra l’altro, beneficiano degli ingenti fondi che l’Italia mette sul piatto per partecipare ai programmi europei, compresi quelli per la ricerca.
Roma si prepara, dunque, a ricordare la grande scienziata e ad accogliere i vincitori italiani di una fellowship tanto prestigiosa con l’obiettivo di innescare una spirale virtuosa tesa da un lato a trattenere in Italia i migliori ricercatori e a non perdere questo capitale umano di eccellenza, dall’altro ad attrarre ulteriori finanziamenti contribuendo a combattere la penuria nella quale si trovano numerosi atenei italiani da Nord a Sud.