Ci sono anche tre siciliani tra i protagonisti dell’avventura neozelandese di Luna Rossa, il team italiano che gareggerà nello specchio d’acqua di Auckland per tentare la conquista della Prada Cup Challenger Selection Series, lasciapassare per la trentaseiesima America’s cup.
Si tratta del palermitano Checco Bruni, uno dei velisti italiani in attività più completi, eclettici e titolati con all’attivo sette titoli mondiali, cinque europei e quindici nazionali in varie classi. C’è Michele Bella, che ha partecipato alla Coppa America nel 2004 e nel 2006 con il team di + 39, oggi considerato uno dei velai corsa più esperti al mondo, con tre Volvo Ocean Race e altri eventi di prestigio con i migliori squadre del mondo, come il TP 52 Azzurra. E c’è anche l’agrigentino, Gabriele Di Trapani.
Per l’ingegnere trentaseienne, che è il project manager- draftsman del team all’esordio in un contesto di tale rilevanza, è il coronamento di un sogno coltivato sin da piccolo: “Il mare mi ha sempre affascinato – ammette Di Trapani – da ragazzo frequentavo il club nautico ‘Punta Piccola’ di San Leone, la località balneare di Agrigento. Crescendo – prosegue – ho seguito la mia passione fino alla laurea specialistica in ingegneria nautica all’università di Genova”. Un percorso rigoroso ed esemplare che lo ha visto partecipare nel 2009 fattivamente al progetto della sua prima barca “Corsara” che avrebbe successivamente navigato alla manifestazione “Milleeunavela”, la regata dedicata alle imbarcazioni progettate, realizzate e condotte da studenti universitari.
La passione per la vela lo mette sulla strada di Giovanni Soldini, incontrato al Porto Lotti di La Spezia durante uno stage, al quale confessa, con la grande timidezza che contraddistingue un giovane universitario, la curiosità per il progetto del trimarano con il quale il velista italiano avrebbe effettuato una regata transoceanica in solitario. Questo incontro farà nascere un’amicizia che porta l’agrigentino ad affrontare con Soldini la traversata dell’oceano Atlantico. Una borsa di studio gli apre le porte della Boitn-parners di Santander, in Spagna, uno studio di progettazione conosciuto in tutto il mondo che gli fa maturare un’esperienza professionale a livello mondiale. “Poi – racconta Gabriele Di Trapani -, nel 2018, è arrivata la chiamata dal capo spedizione di Prada per collaborare alla realizzazione dell’AC75 che avrebbe partecipato alla 36 edizione dell’America’s Cup. Un’emozione indescrivibile – confessa – un turbinio di stati d’animo che alternavano la felicità di trovarmi in un sogno, sapendo che si trattava di un punto da cui ripartire, e le mille difficoltà affrontate per crescere, senza mai sprecare energie, senza mai lamentarmi, senza assecondare emozioni negative che riempiono i vuoti, perché sarebbero state solo una perdita di tempo nel rispetto di me stesso e del tempo trascorso lontano dagli affetti familiari. Oggi siamo qui a sfidare i giganti del mare, ad inseguire l’ennesimo sogno, quello di portare la coppa in Italia. E’ la speranza che accompagna i nostri giorni lontani da casa. Finalmente ci siamo, adesso è arrivato il momento di fare “volare” la barca in mare e già questo è un grande traguardo” conclude Gabriele Di Trapani pronto comunque ad accogliere le avventure che il futuro incerto riserverà, dando il giusto peso alle cose nella misura che meritano, seguendo il vento e magari tornando, come ragazzo, a strambare nel mare di San Leone.